Para
Key


[2815,1] Sono molti verbi formati da' participii in us, i
quali non esprimono azione continuata, nè costume di fare quella tale azione, o
non l'esprimono sempre, e nondimeno anch'essi, ed anche in questo caso, sono
veri continuativi, e il Forcellini
e gli altri che li chiamano frequentativi,
sbagliano, ed usano una voce impropria, parlando
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con tutto rigore ed esattezza. Per esempio
iactare nel luogo dell'Eneide 2. 459. ed
exceptare nelle Georg.
3. 274. sopra i quali luoghi ho disputato altrove [
p.1107]
[
p.1140], non
esprimono azione continuata per se stessa, giacchè l'azione di lanciare, e {quella} di ricever l'aria col respiro non sono azioni
continue, ma si concepiscono come istantanee; nè anche significano costume di
lanciare o di ricevere; ma moltitudine continuata di queste tali azioni, cioè di
lanciamenti, per così dire, e di ricevimenti, che senza interruzione e per lungo
tempo succedono l'uno all'altro. Questa è idea continua, e bene, in questo caso,
si chiameranno continuativi quei tali verbi, e non potranno per nessun modo
chiamarsi altrimenti con proprietà. Malissimo poi si chiameranno frequentativi,
giacchè ben altro è il fare una cosa frequentemente, ed altro il ripetere per un
certo maggiore o minor tempo una stessa azione continuamente, quando anche
quest'azione per se non sia continua, e si fornisca nell'istante. Questa è
continuità di fare una stessa azione, ben diversa dalla frequenza di fare una
stessa azione. La qual frequenza suppone e considera degl'intervalli, maggiori
2817 minori, e più o meno numerosi che sieno,
durante i quali quell'azione non si fa; laddove la detta continuità non li
suppone, ed ancorchè, come è naturale, sempre vi sieno, pure, siccome minimi,
non li considera. Avendo l'occhio a queste osservazioni si vedrà quanto gran
numero di verbi latini detti frequentativi, lo sieno impropriamente, e quante
significazioni credute frequentative, e che tali paiono a prima vista, perchè
rappresentano ripetizione di una stessa azione, contuttociò non lo sieno, ma
sieno veramente continuative. Bisogna sottilmente distinguere, come abbiamo
mostrato, e non credere che qualunque verbo esprime ripetizione di una stessa
azione, sia frequentativo, nè che questa ripetizione sia sempre lo stesso che la
frequenza d'essa azione. {La successione di
più azioni di una stessa specie è ben altra cosa che la frequenza di esse.} E con questo criterio,
siccome cogli altri che abbiamo dati in vari luoghi circa le diverse
significazioni de' verbi fatti da participii in us, si
correggeranno infiniti errori de' grammatici e lessicografi; rettificherannosi
infinite loro definizioni; conoscerassi e distinguerassi partitamente il vero
spirito, e la vera e varia proprietà e forza de' verbi formati da' suddetti
participii; e vedrassi come il senso frequentativo,
2818 ch'è solamente l'uno dei tanti che ricevono essi verbi, sia stato male scelto
o preso a denotare e denominare e definire tutti questi verbi, ed anche
considerato come l'unico loro proprio senso. Il che è lo stesso che porre la
parte per il tutto. E quando ciò s'abbia a fare, meglio converrà a questi verbi
il nome di continuativi, il qual nome abbraccia un assai più gran numero delle
varietà proprie del significato di questi verbi. Le quali varietà non ancora
considerate nè dai grammatici nè dai filologi nè dai filosofi, e nondimeno
necessarissime a considerarsi e distinguersi per ben penetrare nell'intima
proprietà ed eleganza, ed anche nell'intimo e vero senso e valore della lingua
latina, {+
e nell'intelligenza dell'efficacie, delle
bellezze ec. dei passi degli scrittori,} noi abbiamo
proccurato di dichiarare ed esporre, sì ai grammatici e filologi, come ai
filosofi e a' letterati. (25. Giugno 1823.).