Para
Key


[3553,2] Ho notato altrove [
p.108] che la debolezza per se stessa è cosa
amabile, quando non ripugni alla natura del subbietto in ch'ella si trova, o
piuttosto al modo in che noi siamo soliti di vedere e considerare la rispettiva
specie di subbietti; o ripugnando, non distrugga però la sostanza d'essa natura,
e non ripugni più che tanto:
3554 insomma quando o
convenga al subbietto, secondo l'idea che noi della perfezione di questo ci
formiamo, e concordi colle {altre} qualità d'esso
subbietto, secondo la stessa idea {+(come
ne' fanciulli e nelle donne);} o non convenendo, nè concordando, non
distrugga però l'aspetto della convenienza nella nostra idea, ma resti dentro i
termini di quella sconvenienza che si chiama grazia (secondo
la mia teoria della
grazia), come può esser negli uomini, o nelle donne in caso ch'ecceda
la proporzione ordinaria, ec. Ora l'esser la debolezza per se stessa, e s'altro
fuor di lei non si oppone, naturalmente amabile, è una squisita provvidenza
della natura, la quale avendo posto in ciascuna creatura l'amor proprio in cima
d'ogni altra disposizione, ed essendo, come altrove ho mostrato [
pp.872.sgg.], una necessaria e propria conseguenza dell'amor proprio
in ciascuna creatura l'odio delle altre, ne seguirebbe che le creature deboli
fossero troppo sovente la vittima delle forti. Ma la debolezza essendo
naturalmente amabile e dilettevole altrui per se stessa, fa che altri ami il
subbietto in ch'ella si trova, e l'ami per amor proprio, cioè perchè da esso
riceve diletto. {La debolezza
ordinariamente piace ed è amabile e bella nel bello. Nondimeno può piacere
ed esser bella ed amabile anche nel brutto, non in quanto nel brutto, ma in
quanto debolezza, (e talor lo è) purch'essa medesima non sia la cagione
della bruttezza nè in tutto nè in parte.} Senza ciò i fanciulli,
3555 massime dove non vi fossero leggi sociali che
tenessero a freno il naturale egoismo degl'individui, sarebbero tuttogiorno écrasés dagli adulti, le donne dagli uomini, e così
discorrendo. Laddove anche il selvaggio mirando un fanciullo prova un certo
piacere, e quindi un certo amore; e così l'uomo civile non ha bisogno delle
leggi per contenersi di por le mani addosso a un fanciullo, benchè i fanciulli
sieno per natura esigenti ed incomodi, ed in quanto sono (altresì per natura)
apertissimamente egoisti, offendano l'egoismo degli altri più che non fanno gli
adulti, e quindi siano per questa parte naturalmente odiosissimi (sì a coetanei,
sì agli altri). Ma il fanciullo è difeso {per se
stesso} dall'aspetto della sua debolezza, che reca un certo piacere a
mirarla, e quindi ispira naturalmente (parlando in genere) un certo amore verso
di lui, perchè l'amor proprio degli altri trova in lui del piacere. E ciò, non
ostante che la stessa sua debolezza, rendendolo assai bisognoso degli altri, sia
cagione essa medesima di noia e di pena agli altri, che debbono provvedere in
qualche modo a' suoi bisogni, e lo renda per natura molto esigente ec.
Similmente discorrasi
3556 delle donne, nelle quali
indipendentemente dall'altre qualità, la stessa debolezza è amabile perchè reca
piacere ec. Così di certi animaletti o animali (come la pecora, {i cagnuolini, gli agnelli,} gli uccellini ec. ec.) in
cui l'aspetto della lor debolezza rispettivamente a noi, in luogo d'invitarci ad
opprimerli, ci porta a risparmiarli, a curarli, ad amarli, perchè ci riesce
piacevole ec. E si può osservare che tale ella riesce anche ad altri animali di
specie diversa, che perciò gli risparmiano e mostrano talora di compiacersene e
di amarli ec. Così i piccoli degli animali non deboli quando son maturi, sono
risparmiati ec. dagli animali maturi della stessa specie (ancorchè non sieno lor
genitori), ed eziandio d'altre specie (eccetto se non ci hanno qualche nimicizia
naturale, o se per natura non sono portati a farsene cibo ec.); ed apparisce in
essi animali una certa o amorevolezza o compiacenza verso questi piccoli.
Similmente negli uomini verso i piccoli degli animali che cresciuti non son
deboli. E di questa compiacenza non n'è solamente cagione la piccolezza per se
(ch'è sorgente di grazia, come ho detto altrove [
p.200]
[
pp.1880-81] nè la
sola sveltezza che in questi piccoli suole apparire (siccome ancora nelle specie
piccole di animali) e che è cagion di piacere per la vitalità che manifesta e la
vivacità ec. secondo il detto altrove [
p.221]
[
pp.1716-17]
[
p.1999]
[
pp.2336-37]
{+da me sull'amor della vita, onde segue
quello del vivo ec.,} ma v'ha la
3557 sua
parte eziandio la debolezza. (29-30. Sett. 1823.). {
v. p. 3765.
}