Para
Key


[4263,2]
Alla p. 4249. fin. Il medesimo
Chesterfield nota più volte come pregi
distintivi e dei principali della letteratura nostra, e come di quelli che
principalmente la possono far degna della curiosità degli stranieri, l'aver
degli eccellenti storici, e delle eccellenti traduzioni dal latino e dal greco,
mostrando poi di aver l'occhio particolarmente a quelle della Collana. Va bene il primo capo. Il secondo non può
servire ad altro che a mostrar l'ignoranza grande dei forestieri circa le cose
nostre. Perchè se la nostra letteratura è povera in alcuno articolo, lo è
certamente in quel delle buone traduzioni dal latino e dal greco. Di quelle
specialmente della Collana non ve n'è appena una che
si possa leggere, quanto alla lingua e allo stile, e per se; e che non dica poi,
almeno per la metà, il rovescio di quel che volle dire e disse l'autor greco e
latino. Tutte le letterature (eccetto forse la tedesca da poco in qua) sono
povere di traduzioni veramente buone: ma l'italiana in questo, se non si
distingue dall'altre come più povera, non si distingue in modo alcuno. Solamente
è vero che noi cominciammo ad aver traduzioni dal latino e dal greco classico
(non buone, ma traduzioni semplicemente), molto
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prima di tutte le altre nazioni. Il che è naturale perchè anche risorse prima in
Italia che altrove, la letteratura classica, e lo
studio del vero latino, e del greco. E n'avemmo anche in gran copia. E queste
furono forse le cagioni che produssero tra gli stranieri superficialmente acquainted with le cose nostre quella opinione, che
ebbe tra gli altri il Chesterfield. {
Scriveva il Chester. quelle cose circa il 1750: il
Tradutt. ital. del Maff. furon pubblicati del 1720.}
Nondimeno in quel medesimo tempo, anzi alquanto innanzi, avveniva al Maffei in Baviera, dov'ei
si trovava, quel ch'egli scrive nella prefazione de' suoi
Traduttori italiani ossia notizia de' Volgarizzamenti
d'antichi scrittori latini e greci, che sono in luce
indirizzata a una colta Signora, da lui frequentata colà.
Vostro costume era d'antepor
la
(lingua)
francese alle altre, per l'avvantaggio di goder per essa gli antichi
autori latini e greci, della lettura de' quali sommamente vi compiacete,
avendogli traslatati i francesi. Qui io avea bel dire, che questo
piacere potea conseguirsi ugualmente con l'italiana, e che già fin dal
felice secolo del 1500 la maggior parte de' più ricercati antichi
scrittori era stata in ottima volgar lingua presso di noi recata, che
suscitandomisi contra tutti gli astanti, e gl'italiani prima degli
altri, restava fermato, che solamente in francese queste traduzioni si
avessero. Ed ecco dagli stranieri {negato agl'italiani formalmente, e} trasferito alla letteratura
francese quel medesimo pregio (e circa il medesimo tempo) che altri stranieri
come il Chesterfield attribuivano alla
italiana. Nella qual prefazione il Maffei
afferma
aver gl'italiani tradotto
prima, più, e meglio delle altre nazioni. Per provar la
qual proposizione, assunse di comporre, e compose quel suo catalogo dei nostri
volgarizzatori. E quanto a me concedo {e credo vere} le
due prime parti di essa proposizione, almen relativamente al tempo in cui il
Maffei la scriveva. Concederò anche la
terza, relativamente allo stesso tempo, purchè quel
meglio delle altre, non escluda il
male e il pessimamente
assoluto. (Recanati. 27. Marzo. 1827.). {
V. p. 4304
fine.
}