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Eco.
Echo.
[1927,2] Quello che altrove ho detto [
pp.1744-47] sugli
effetti della luce, o degli oggetti visibili, in riguardo all'idea
dell'infinito, si deve applicare parimente al suono, al canto, a tutto ciò che
1928 spetta all'udito. È piacevole per se stesso,
cioè non per altro, se non per un'idea vaga ed indefinita che desta, un canto
(il più spregevole) udito da lungi, {o che paia lontano senza
esserlo,} o che si vada appoco appoco allontanando, e divenendo
insensibile; {+o anche viceversa (ma
meno), o che sia così lontano, in apparenza o in verità, che l'orecchio e
l'idea quasi lo perda nella vastità degli spazi;}
{Stando in casa, e udendo tali canti o
suoni per la strada, massime di notte, si è più disposti a questi effetti,
perchè nè l'udito nè gli altri sensi non arrivano a determinare nè
circoscrivere la sensazione, e le sue concomitanze.} un suono
qualunque confuso, massime se ciò è per la lontananza; un canto udito in modo
che non si veda il luogo da cui parte; un canto che risuoni per le volte di una
stanza ec. dove voi non vi troviate però dentro; il canto degli agricoltori che
nella campagna s'ode suonare per le valli, senza però vederli, e così il muggito
degli armenti ec. È piacevole qualunque suono (anche vilissimo) che largamente e
vastamente si diffonda, come {in} taluno dei detti
casi, massime se non si vede l'oggetto da cui parte. A queste considerazioni
appartiene il piacere che può dare e dà (quando non sia vinto dalla paura) il
fragore del tuono, massime quand'è più sordo, quando è udito
1929 in aperta campagna; lo stormire del vento, massime nei detti
casi, quando freme confusamente in una foresta, o tra i vari oggetti di una
campagna, o quando è udito da lungi, o dentro una città trovandosi per le strade
ec. Perocchè oltre la vastità, e l'incertezza e confusione del suono, non si
vede l'oggetto che lo produce, giacchè il tuono e il vento non si vedono. E[È] piacevole un luogo
echeggiante, un appartamento ec. che ripeta il calpestio de' piedi, o la voce
ec. Perocchè l'eco non si vede ec. E tanto più quanto il luogo e l'eco e[è] più vasto, quanto più l'eco vien
da lontano, quanto più si diffonde; e molto più ancora se vi si aggiunge
l'oscurità del luogo che non lasci determinare la vastità del suono, nè i punti
da cui esso parte ec. ec. E tutte queste immagini in poesia ec. sono sempre
bellissime, e tanto più quanto più negligentemente son messe, e toccando il
soggetto, senza mostrar
1930 l'intenzione per cui ciò
si fa, anzi mostrando d'ignorare l'effetto e le immagini che son per produrre, e
di non toccarli se non per ispontanea, e necessaria congiuntura, e indole
dell'argomento ec. V. in questo proposito Virg.
Eneide 7. v. 8. seqq. La notte, o l'immagine della
notte è la più propria ad aiutare, o anche a cagionare i detti effetti del
suono. Virgilio da maestro l'ha adoperata.
(16. Ott. 1821.).