1. Ott. 1821.
[1816,2] Forza della natura, e debolezza della ragione. Ho
detto altrove [pp. 293-94]
[pp.
329-30] che l'opinione per influire vivamente sull'uomo, deve aver
l'aspetto di passione. Finchè l'uomo conserva qualcosa di naturale, egli {è} più appassionato dell'opinione che delle passioni
sue. Infiniti esempi e considerazioni se ne potrebbero addurre in prova. Ma
siccome tutte quelle opinioni che non sono o non hanno l'aspetto di pregiudizi,
non sono sostenute che dalla pura ragione, perciò elle sono ordinariamente
impotentissime nell'uomo. I religiosi (anche oggi, e forse oggi più che mai, a causa della contrarietà che
incontrano) sono più appassionati della loro religione che delle altre
passioni loro (di cui la religione è nemica), odiano sinceramente
gl'irreligiosi, (benchè se lo nascondano) e per veder trionfare il loro sistema
farebbero qualunque
1817 sacrifizio (come ne fanno
realmente sacrificando le inclinazioni naturali e contrarie), mentre provano
verissima rabbia nel vederlo depresso e contrastato. Ma gl'irreligiosi, quando
l'irreligione deriva in essi da sola fredda persuasione o dubbio, non odiano i
religiosi, non farebbero nessun sacrifizio per l'irreligione ec. ec. Quindi è
che gli odi per motivo d'opinione non sono mai reciprochi, se non quando in
ambedue le parti l'opinione è un pregiudizio, o ne ha l'aspetto. Non v'è dunque
guerra tra il pregiudizio e la ragione, ma solo tra pregiudizi e pregiudizi,
ovvero il pregiudizio solo è capace di combattere, non già la ragione. Le
guerre, le nemicizie, gli odi di opinione sì frequenti negli antichi tempi, anzi
fino agli ultimi giorni, guerre sì pubbliche che private, fra partiti, sette,
scuole, ordini, nazioni, individui; guerre per le quali l'antico era
naturalmente deciso nemico di colui che aveva opinione diversa; non avevan luogo
se non
1818 perchè in quelle opinioni non entrava mai
la pura ragione, ma tutte erano pregiudizi, o ne avevano la forma, e quindi
erano passioni. Povera dunque la filosofia, della quale si fa tanto romore, e in
cui tanto si spera oggidì. Ella può esser certa che nessuno combatterà per lei,
benchè i suoi nemici la combatteranno sempre più vivamente; e tanto meno ella
influirà nel mondo, e nel fatto, quanto maggiori saranno i suoi progressi, cioè
quanto più si depurerà, ed allontanerà dalla natura del pregiudizio e della
passione. Non isperate dunque mai nulla dalla filosofia nè dalla ragionevolezza
di questo secolo. (1. Ott. 1821.).