1. Ott. 1821.
[1819,1] Che sotto un governo dispotico non esista mai un
gran talento; che le circostanze pubbliche li facciano nascere, e che una
rivoluzione, un principe benefico e illuminato {ec.}
sia padrone di produrli, come si è sperimentato in mille occasioni,
immediatamente e in gran copia; che i grandi talenti sorgano ordinariamente e
fioriscano tutti in un tempo; che un secolo si trovi decisamente non solo più
fecondo di qualunque altro di grandi talenti in un tal genere, ma in modo che
passato quel tal giro di anni, non si trovi più in quel genere un talento degno
di memoria, o di essere paragonato ai sopraddetti, (v. il Saggio di
Algarotti, e la fine
1820 del primo lib. di Velleio); che nelle repubbliche abbondino
gli eloquenti, e fuori di esse non si trovi un uomo magniloquente, ec. ec. ec.
tutto ciò da che deriva, e che cosa dimostra, se non che il talento è l'opera in
tutto delle circostanze; sì il talento in genere, che il talento tale o tale? -
Le circostanze lo sviluppano, ma esso già esisteva indipendentemente da queste.
- Che cosa vuol dire sviluppare una facoltà già esistente ed intera? Forse applicarla, e renderla ἐνεργῆ
cioè operativa? Signor no, perchè questo non si può fare, se prima non si sono
abilitati gli animi ad operare, e in quel tal modo. Che gli organi, e con essi
le disposizioni, cioè le qualità che li compongono, si sviluppino, lo intendo.
Ma che una facoltà, che senza le circostanze corrispondenti, senza
l'assuefazione e l'esercizio, è affatto nulla e impercettibile a qualunque senso
umano, si debba dire e credere sviluppata, e non prodotta dalle circostanze,
1821 questo non l'intendo. Che cosa è una facoltà? in
che consiste la sua esistenza? come è ella innata in chi non l'ha se
l'assuefazione e le circostanze non gliela proccurano? ec. Le disposizioni sono
innate, ovvero si acquistano mediante lo sviluppo, cioè il rispettivo
perfezionamento, di quegli organi che le contengono come loro qualità, e come la
carta contiene la disposizione ad essere scritta, a prender questa o quella
forma. Ma si può egli perciò dire che la carta abbia per se stessa la facoltà di
parlare alla mente di chi legge, e che quegli che vi scrive sopra, sviluppi in
lei questa facoltà, e non gliela dia? Ben ci può essere una carta che sia
suscettibile di questa o quella forma, inchiostro ec. e di un altro no. E così
negl'individui di una stessa specie variano, sono maggiori o minori, mancano
ancora affatto delle disposizioni o qualità che in altri individui si trovano.
Questa è tutta la differenza innata o sviluppata de' talenti umani,
1822 sì rispetto a se stessi, che rispetto alle altre
specie di animali. {ec.} Differenza di disposizioni,
non mica di facoltà. Differenza, mancanza, scarsezza, inferiorità, o superiorità
che nessun principe e nessuna circostanza (se non fisica) può toglier di mezzo;
laddove il contrario accade in ordine alle facoltà. Queste nascono dalle
circostanze, queste dipendono {affatto} da' principi,
dall'educazione ec. laddove le disposizioni non ne dipendono. (1. Ott.
1821.)