26. Ott. 1821.
[1993,2] La lingua francese ricevette una certa forma, e
venne in onore prima dell'italiana, e forse anche della spagnuola, mercè de'
poeti provenzali che la scrivevano ec. Onde sulla fine stessa del ducento, e
principio di quel trecento che innalzò la lingua italiana su tutte le vive
d'allora, si stimava in italia
la
parlatura francesca
*
esser la più dilettevole e comuna di tutti gli altri
linguaggi parlati
*
;
1994
si scriveva in quella piuttosto che nella nostra, stimandola più bella e
migliore
*
ec. v. Perticari, del 300. p. 14-15. Ma la buona
fortuna dell'italia volle che nel 300, cioè prima {assai} che in nessun'altra nazione, sorgessero in essa
tre grandi scrittori, giudicati grandi anche poscia, indipendentemente dall'età
in cui vissero, i quali applicarono la nostra lingua alla letteratura,
togliendola dalle bocche della plebe, le diedero stabilità, regole, andamento,
indole, tutte le modificazioni necessarie per farne una lingua non del tutto
formata, ch'era impossibile a tre soli, ma pur tale che già bastasse ad esser
grande scrittore adoperandola; la modellarono sulla già esistente letteratura
latina ec. Questa circostanza, indipendente affatto dalla natura della lingua
italiana, ha fatto e dovuto far sì che l'epoca di essa lingua si pigli
necessariamente
1995 d'allora in poi, cioè da quando
ell'ebbe tre sommi scrittori, che l'applicarono decisamente alla letteratura,
{all'altissima poesia,} alle grandi e nobili cose,
alla filosofia, alla teologia (ch'era allora il non plus ultra, e perciò Dante col suo magnanimo ardire, pigliando
quella linguaccia greggia ed informe dalle bocche plebee, e volendo innalzarla
fin dove si può mai giungere, si compiacque, anche in onta della convenienza e
buon gusto poetico, di applicarla a ciò che allora si stimava la più sublime
materia, cioè la teologia). Questa circostanza ha fatto che la lingua italiana
contando oggi, a differenza di tutte le altre, cinque interi secoli di letteratura, sia la più ricca di tutte;
questa che la sua formazione e la sua indole sia decisamente antica, cioè
bellissima e liberissima, con gli altri infiniti vantaggi delle lingue antiche
(giacchè i cinquecentisti che poi decisamente la formarono, oltre
1996 che sono antichi essi stessi, e che si modellarono
sugli antichi classici latini e greci seguirono ed in ciò, e in ogni altra cosa
il disegno e le parti di quella tal forma che la nostra lingua ricevette nel
300. e ch'essi solamente perfezionarono, compirono, e per ogni parte regolarono,
uniformarono, ed armonizzarono); questa circostanza ha fatto che la
nr̃a[nostra] lingua non abbia mai
rinunziato alle parole, modi, forme antiche, ed all'autorità degli antichi dal
300 in poi, non potendo rinunziarvi se non rinunziando a se stessa, perchè
d'allora in poi ell'assunse l'indole che la caratterizza, e fu splendidamente
applicata alla vera letteratura. Questa circostanza è unica nella lingua
italiana. La spagnuola le tenne dietro più presto che qualunqu'altra, ma solo
due secoli dopo. Dal 500. dunque ella prende la sua epoca, ed ella è la più
antica di fatto e d'indole, dopo
1997 l'italiana. La
lingua francese non ebbe uno scrittore assolutamente grande e da riconoscersi
per tale in tutti i secoli, prima del secolo di Luigi 14. o in quel torno. (Montagne nel 500. o non fu tale, o non bastò, o non
era tale da formare e fissare bastantemente una lingua.) Quindi la sua epoca non
va più in là, ella conta un secolo e mezzo al più, l'autorità degli antichi è e
dev'esser nulla per lei. Dove comincia la vera e propria letteratura di una
nazione quivi comincia l'autorità de' suoi scrittori in punto di lingua.
[1997,1] E per questa parte non è pedantesco il rigettare in
lingua italiana l'autorità degli scrittori moderni, o farne poco caso, perchè
l'italia non ha letteratura propria moderna, {nè filosofia
moderna.}
{+(Laddove nelle scienze dov'ella è
moderna come le altre nazioni è veramente pedantesco il rigettare l'autorità
moderna anche in punto di lingua.)} Se l'avesse, come le altre
nazioni, tanto varrebbe l'autorità moderna quanto l'antica. Ma gli scrittori
italiani moderni, o non
1998 hanno curato punto la
lingua, nè hanno servito ad una letteratura nazionale, ma forestiera, e quindi
non sono propriamente italiani come scrittori; o curando la lingua, non hanno
servito ad una letteratura moderna, ma antica, non hanno scritto a'
contemporanei, non hanno fatto che imitare gli antichi, e quindi come scrittori
non sono propriamente moderni; {+o
badando o non badando alla lingua non hanno detto nulla o pochissimo di
pensato, di proprio, di notabile, di nuovo, e quindi come scrittori non sono
nè moderni nè antichi.} Buono scrittore italiano moderno non si trova,
o quei pochi non sono bastati e non bastano a formare una letteratura italiana
moderna, che ne determini la lingua, o {piuttosto} a
continuare senza interruzione la letteratura italiana cominciata nel 300. e
sempre diversamente modificata secondo i tempi, finch'ella è durata. (26.
Ott. 1821.).