5. Nov. 1821.
[2053,1]
2053 La sola vastità desta nell'anima un senso di
piacere, da qualunque sensazione fisica o morale, ella provenga, e per mezzo di
qualunque de' cinque sensi. Un salone ampio e disteso, alle cui estremità appena
giunge la vista, piace sempre; e massime se se ne nota bene la vastità, per non
essere interrotta da colonne, p. e. o altri oggetti, che sminuzzino la
sensazione. Piace la vastità, in quanto vastità, anche nelle sensazioni
assolutamente dispiacevoli, sebbene il dispiacere essendo vasto, paia che debba
essere, e sia per una parte maggiore.
[2053,2] Bisogna distinguere il vasto dal vago o indefinito.
L'uno e l'altro piace all'anima per le stesse ragioni, o per ragioni della
stessa specie. Ma ci può ben essere un vasto che non sia vago, e un vago che non
sia vasto. Nondimeno queste qualità si ravvicinano sempre quanto all'effetto che
fanno sull'anima, e ciò perchè le sensazioni
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vaghe, ancorchè derivino (come spesso) da oggetti materialmente piccolissimi, e
compresi bastantemente dall'anima per piccoli, sono sempre vaste, in quanto
essendo indefinite non hanno termini; e le sensazioni vaste, ancorchè gli
oggetti che le producono abbiano manifesti termini, sono sempre indefinite, in
quanto l'anima non arriva ad abbracciarle tutte intere, almeno in un sol punto,
e però non può contenerle, nè giungere e[a]
sentire pienamente i loro termini.
[2054,1] Tutto ciò può applicarsi alle sensazioni prodotte
dalla poesia, {o dagli scrittori, ec.} al lontano,
all'antico, al futuro, ec. ec. (5. Nov. 1821.).