17. Nov. 1821.
[2110,1] Qualunque sensazione a cui l'animo umano non attenda
punto, non può assolutamente essere
ricordata neppure il momento dopo. La memoria non istà mai senza l'attenzione.
Giornalmente noi proviamo di tali sensazioni alle quali punto non attendiamo, e
di queste non possiamo mai ricordarci, sebbene la sensazione, quantunque non
attesa, l'abbiamo però realmente provata. Per es. quel romore che fa il pendolo
dell'oriuolo, senza che noi v'attendiamo punto, a causa dell'assuefazione. E
cento altre tali. Se l'attenzione è menoma, menoma è la memoria in tutti i
sensi. Per es. un discorso al quale non abbiamo badato quasi nulla, sebben tutto
l'abbiamo udito e compreso, volendo poi richiamarlo alla
2111 memoria, stenteremo assai {+anche un {sol} momento
dopo,} (laddove un discorso assai più lungo e complicato, al quale
abbiamo ben atteso, o volontariamente, o per forte impressione ch'esso ci abbia
fatto, lo ricorderemo agevolmente molto tempo dopo.) Se poi saremo riusciti a
richiamarlo, in tutto o in parte, ce ne ricorderemo di quindi innanzi
agevolmente, per l'attenzione che avremo posta nel richiamarlo. Insomma non si
dà memoria senz'attenzione (volontaria o involontaria che sia, come altrove ho
distinto pp. 1733-34): perciocchè la memoria è l'assuefazione
dell'intelletto, e l'intelletto non si assuefa senz'attendere, perchè
senz'attendere (più o meno) non opera. L'attenzione raddoppia o triplica la
sensazione, in modo che quella sensazione alla quale non abbiamo atteso,
l'abbiamo provata una sola volta, e perciò non vi ci siamo potuti assuefare,
cioè porla nella memoria; ma quella a cui abbiamo atteso, l'abbiamo provata
{e ripetuta
rapidamente e senz'avvedercene, nel nostro pensiero} come due, tre,
quattro volte, secondo che l'attenzione è stata maggiore
2112 o minore, (l'attenzione, {dico,} o
l'impressione che sia) e quindi vi ci siamo assuefatti più o meno, vi abbiamo
più o meno accostumato l'animo, cioè ce la siamo posta nella memoria (volendo o
non volendo, cercatamente o no) più o meno fortemente e durevolmente. (17.
Nov. 1821.).