24. Nov. dì di S. Flaviano. 1821.
[2157,1] Ho paragonato altrove p. 1507 le
occupazioni di un mercadante con quelle di un giovanastro che si spassa colle
donne, e trovatele della stessissima importanza, anzi queste più importanti di
quelle. La stessa comparazione col medesimo risultato, si può fare
2158 delle operazioni e intenzioni e desiderii e
fatiche di un soldato, di un letterato, di un uomo in carriera ec. Quel filosofo
che per puro amore dell'umanità, suda dietro ad un'opera di morale o di
politica, o d'altro soggetto della più grande utilità, o si affatica nella
speculazione della natura, del cuore umano ec.; quel ministro zelante e
integerrimo del maggior monarca immaginabile, che travaglia giorno e notte {unicamente} per il bene della maggior nazione e della
maggior possibile quantità di uomini (se pur si trovano tali filosofi, e tali
cortigiani); questi tali che cosa cercano essi? La felicità degli uomini. E la
felicità che cos'è? il piacere. E qual piacere maggiore che i giovanili? Dunque
le occupazioni di costoro non sono più importanti di quelle del giovanastro che
mette a profitto i vantaggi dell'età più favorita dalla natura,
2159 e destinata a godere. Anzi sono meno importanti,
perchè non fanno altro che proccurare agli uomini, {alla
lontanissima} quello stesso piacere, (o altri piaceri che certo
saranno sempre minori) che il giovanastro immediatamente ed attualmente si gode.
In ultima analisi è manifesto che le occupazioni di coloro hanno appresso a poco
per fine quello medesimo che il giovanastro già conseguisce, sebbene questo fine
sia molto lontano. Il fine, come dunque non sarà più importante del mezzo? e di
un mezzo lontanissimo? e difficilissimo? e spesso immaginario, falso,
inutilissimo? spesso ancora conducente ad esito contrario? (24. Nov. dì di
S. Flaviano.
1821.).