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9. Gen. 1822.

[2338,1]  Alla p. 2019. marg. Così da metus us, metuere. Actuar (da actus us) per ridurre ad atto o mettere in atto dicono gli spagnuoli. V. attuare nella Crusca,  2339 actuare nel Ducange.
[2339,1]  La cagione poi per cui dalle voci della quarta congiugazione si facevano i verbi in uare {(o uere ec.)} e non in are semplicemente come da quelli della seconda, io credo che fosse questa, che le dette voci anticamente e propriamente terminassero in uus, giacchè anche oggi, almeno nel genitivo singolare, o ne' nominativi e accusativi plurali, si suole scrivere metûs fluctûs, {actûs} ec. col circonflesso. V. i gramatici, e gli eruditi. {+Infatti contro il costume della lettera u, nella prosodia latina, essa lettera è lunga nella desinenza del genitivo e ablativo singolare, nominativo e accusativo plurale della quarta Declinazione. Dove appunto io credo che l'u anticamente fosse doppio, e quindi poi lungo, come l'a dell'ablativo singolare 1. declinazione per la stessa causa. V. la p. 2360. 2365.} (Ed osserva che questa è un'altra prova dell'essersi dagli antichi pronunziate le vocali doppie come sillabe semplici, giacchè metus ec. presso tutti i poeti è dissillabo, e metum seguito da vocale, resta monosillabo ec.) Laonde togliendo ad esse voci la terminazione in us come nè più nè meno a quelle della seconda, restava un altro u, ed aggiungendo la desinenza in are, conveniva dire fluctu-are, e non fluct-are ec. Come appunto da continuus, ch'essendo della seconda, pur finisce in uus, si fa (togliendo la desinenza in us) continu-are, da perpetuus pertu-are{, da cernuus cernu-are, ec.} {+da vacu-us evacu-are, da Febru-us o da Febru-a, orum, februare ec. da obliquus obliquare ec. da viduus viduare ec.} (9. Gen. 1822.) {{, da Fatua fatuari, da fatuus infatuare.}}