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31. Gen. 1822.

[2374,1]  Alla p. 2328. fine. (Così l'Alamanni, Coltivaz. lib. 6. v. 416-7. O se l'ingorde folaghe intra loro Sopra il secco sentier vagando stanno. * ). Ed è ben ragione perocchè il verbo essere è di sua natura in tutte le lingue applicabile a qualsivoglia  2375 cosa, qualità, azione ec. Ora il verbo stare è sostanzialmente {e originariamente} continuativo di essere (in latino in italiano in ispagnuolo), e partecipa della di lui natura, e viene al caso ogni volta che s'ha da significare continuazione o durata di qualunque cosa è. Osservate i latini, osservate Virgilio e vedrete che laddove essi congiungono il verbo stare co' nomi addiettivi, o co' participii d'altri verbi, esso verbo non tanto significa stare in piedi, ec. quanto continuazione o durata di ciò ch'è significato da' detti nomi o participii. Talia perstabat memorans * (En. 2. 650.), Stabant orantes * ec. (En. 6. 313.) Mi ricordo anche di altri di altri luoghi di Virgilio dove ciò ch'io dico è anche più manifesto, e l'uso del verbo stare si rassomiglia più decisamente a quello che noi e gli spagnuoli ne facciamo co' gerundii. V. gl'interpr. e il Forcell. (31. Gen. 1822.).