29. Giugno 1822.
[2526,1]
Τοὺς δὲ
*
(χώρους)
μὴ ἔχοντας ἐπίδοσιν
*
(agros qui incrementum
nullum haberent, cioè così {ben} coltivati già
quando si comprano, che non si
2527 possano far
migliori) οὐδὲ ἡδονὰς ὁμοίας ἐνόμιζε παρέχειν∙ ἀλλὰ πᾶν
κτῆμα καὶ ϑρέμμα τὸ ἐπὶ {τὸ} βέλτιον ἰόν, τοῦτο
καὶ εὐϕραίνειν μάλιστα ᾤετο
*
. Dice queste cose Iscomaco di suo padre, il quale non voleva che
si comprassero fondi ben coltivati, ma trascurati dal possessore, e le dice
a Socrate presso
Senofonte
Del governo della casa, cap. 20. §.
23. Così tutto il piacere umano consiste nella speranza e
nell'aspettativa del meglio, e posseduto non è piacere, e quello stato che non
si può migliorare, benchè ottimo e desideratissimo per se, è sempre
infelicissimo, come fu presso a poco quello d'Augusto
{divenuto} padrone di tutto il mondo, e malcontento
com'egli s'espresse. (29. Giugno 1822.).