19. Luglio. 1822.
[2568,1] Tutto è arte, e tutto fa l'arte fra gli uomini.
Galanteria, commercio civile, cura de' propri negozi o degli altrui, carriere
pubbliche, amministrazione politica interiore ed esteriore, letteratura; in
tutte queste
2569 cose, e s'altre ve ne sono, riesce
meglio chi v'adopra più arte. In letteratura, (lasciando stare quel che spetta
alla politica letteraria, e al modo di governarsi col mondo letterato) colui che
scrive con più arte i suoi pensieri, è sempre quello che trionfa, e che meglio
arriva all'immortalità, sieno pure i suoi pensieri di poco conto, e sieno pure
importantissimi e originalissimi quelli d'un altro che non abbia sufficiente
arte nello scrivere: il quale non riuscirà mai a farsi nome, e ad esser letto
con piacere, e nemmeno a far valutare, e pigliare in considerazione e studio i
suoi pensieri. La natura ha certamente la sua parte, e la sua gran forza; ma
quanta sia la parte e la forza della natura in tutte queste cose,
rispettivamente a quella dell'arte, mi pare che dopo le gran dispute che se ne
son fatte, si possa determinare in questo modo, e precisare
2570 in questi termini. Supposto in due persone ugual grado d'arte,
quella ch'è superiore per natura, riesce certamente meglio dell'{altra} nelle sue imprese. Datemi due persone che
sappiano ugualmente scrivere. Quella che ha più genio, sicuramente trionfa nel
giudizio de' posteri e della verità. Datemi due galanti egualmente bravi nel
mestier loro. Quello ch'è più bello {+(in
parità d'altre circostanze, come ricchezza, fortuna d'ogni genere, comodità
ed occasioni particolari ec.)} soverchia sicuramente l'altro. Ma
ponete un uomo bellissimo senz'arte di trattar le donne; un gran genio senza
scienza o pratica dello scrivere; e dall'altra parte un bruttissimo bene
ammaestrato e pratico della galanteria, un uomo freddissimo bene istruito ed
esercitato nella maniera d'esporre i propri pensieri, questi due si godranno le
donne e la gloria, e quegli altri due staranno indubitatamente a vedere. Dal che
si deduce che in ultima
2571 analisi la forza dell'arte
nelle cose umane è maggiore assai che non è quella della natura. Lucano era forse maggior genio di Virgilio, nè perciò resta che sia stato
maggior poeta, e riuscito meglio nella sua impresa; anzi che veruno lo stimi
nemmeno paragonabile a Virgilio.
[2571,1] Queste considerazioni debbono determinare secondo me
la parte che ha la natura in quello che si chiama talento, cioè quanto v'abbia
di naturale e d'innato nelle facoltà intellettuali di qualunque individuo.
Sebbene il talento si consideri come cosa affatto naturale, non è di gran lunga
così, come ho mostrato altrove p. 2017
pp.
2151-52
pp. 2484-85. Ma non è nemmen vero ch'egli sia tutto effetto delle
circostanze e assuefazioni acquisite: come si dimostra cogli esempi e
comparazioni precedenti. Certo è bensì che di due talenti uguali per natura, ma
l'uno
2572 coltivato e l'altro non coltivato, quello si
chiama talento, e questo neppur si chiama così, non che sia messo al paro di
quello. Dal che di nuovo s'inferisce che la maggior parte del talento umano, e
delle facoltà intellettuali è opera delle assuefazioni, e non della natura, è
acquisita e non innata; benchè non si fosse potuta acquistare
{+in quel grado} senza possedere primitivamente quell'altra
minor parte, o sia disposizione naturale, e assuefabilità, suscettibilità,
conformabilità. (19. Luglio. 1822.).