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28. Maggio. Vigilia del Corpus Domini. 1823.

[2725,1]  Per quanto voglia farsi, non si speri mai che le opere degli scienziati si scrivano in bella lingua, elegantemente e in buono stile {(con arte di stile.)} Chiunque si è veramente formato un buono stile, sa che immensa fatica gli è costato l'acquisto di quest'abitudine, quanti anni spesi unicamente in questo studio, quante riflessioni profonde, quanto esercizio dedicato unicamente a ciò, quanti confronti, quante letture destinate a questo solo fine, quanti tentativi inutili, e come solamente a poco a poco dopo lunghissimi travagli, e lunghissima assuefazione gli sia finalmente riuscito di possedere il vero sensorio del bello scrivere, la scienza di tutte le minutissime parti e cagioni di esso, e finalmente l'arte di mettere in opera esso stesso quello che non senza molta difficoltà  2726 è giunto a riconoscere e sentire ne' grandi maestri, {{arte}} difficilissima ad acquistare, e che non viene già dietro per nessun modo da se alla scienza dello stile; bensì la suppone, e perfettissima, ma questa scienza può stare e sta spessissimo senza l'arte. Ora gli scienziati che fino da fanciulli hanno sempre avuta tutta la loro mente e tutto il loro amore a studi diversissimi e lontanissimi da questi, come può mai essere che mettendosi a scrivere, scrivano bene, se per far questo si richiede un'arte tutta propria della cosa, e che domanda tutto l'uomo, e tanti studi, esercizi, e fatiche? E come si può presumere che gli scienziati si assoggettino a questi studi e fatiche, non avendoci amore alcuno, ed essendo tutti occupati e pieni di assuefazioni ripugnanti a queste, e mancando loro assolutamente il tempo necessario per un'arte che domanda più tempo d'ogni altra? Oltre di ciò i più perfetti possessori di quest'arte, dopo le  2727 lunghissime fatiche spese per acquistarla, non sono mai padroni di metterla in opera senza che lo stesso adoperarla riesca loro faticosissimo e lunghissimo, perchè certo neppure i grandi maestri scrivono bene senza gravissime e lunghissime meditazioni, e revisioni, e correzioni, e lime ec. ec. Si può mai pretendere o sperare dagli scienziati questo lavoro, il quale è tanto indispensabile come quello che si richiede ad acquistare l'arte di bene scrivere?
[2727,1]  Per gli scienziati ch'io escludo dalla possibilità di scriver bene ed elegantemente, non intendo i moralisti, i politici, gli scrutatori del cuore umano e della natura umana, i metafisici, insomma i filosofi propriamente detti. Le scienze di costoro non sono molto lontane da quella che si richiede a bene scrivere, nè le loro abitudini ripugnano all'abitudine e alla riflessione che produce il bello, il semplice, l'elegante. Anzi Cicerone diceva che senza filosofia non si dà perfetto oratore; e lo stesso si può dire  2728 del perfetto scrittore d'ogni genere. La scienza del bello scrivere è una filosofia, e profondissima e sottilissima, e tiene a tutti i rami della sapienza. {+Di più la materia stessa di tali discipline è suscettibilissima d'eleganza.} Quindi molti ottimi scrittori antichi e moderni ha fornito questa sorta di dottrine.
[2728,1]  Ma io escludo dal bene scrivere i professori di scienze matematiche o fisiche, e {di quelle} che tengono dell'uno e dell'altro genere insieme, o che all'uno o all'altro s'avvicinano. E di questa sorta di scienze in verità non abbiamo buoni {ed eleganti} scrittori nè antichi nè moderni, se non pochissimi. I greci trattavano queste scienze in modo mezzo poetico, perchè poco sperimentavano e molto immaginavano. Quindi erano in esse meno lontani dall'eleganza. Ma certo essi ne furono tanto più lontani, quanto più furono esatti. {+Platone è fuori di questa classe.} Gli antichi lodano assai lo stile d'Aristotele e di Teofrasto. Può essere ch'abbiano riguardo ai loro scritti politici, morali, metafisici, piuttosto che ai naturali. Io dico il vero che nè in questi  2729 nè in quelli non sento grand'eleganza. {+(Quel ch'io ci trovo è purità di lingua e un sufficiente e moderato atticismo: l'uno e l'altro, effetto del secolo e della {dimora} anzi che dello scrittore {, e insomma natura e non arte}. Niuna eleganza però nè di stile nè di parole. Anzi sovente grandissima negligenza sì nella scelta sì nell'ordine e congiuntura de' vocaboli; poca proprietà, e non di rado niuna sintassi.)} Ben la sento e moltissima in Celso, vero e forse unico modello fra gli antichi e i moderni del bello stile scientifico-esatto. Col quale si potrà forse mettere Ippocrate. I latini ebbero pochi scrittori scientifici-esatti. E di questi, fuori di Celso, qual è che si possa chiamare elegante? Non certamente Plinio, il quale se si vorrà chiamar puro, si chiamera così, perchè anch'egli per noi fa testo di latinità. Lascio Mela, Solino, Varrone, Vegezio, Columella ec. Il nostro Galileo lo chiami elegante chi non conosce la nostra lingua, e non ha senso dell'eleganza. (V. Giordani, Vita del Cardinale Pallavicino). Il Buffon sarebbe unico fra' moderni per il modo elegante di trattare le scienze esatte: ma oltre che la storia naturale si presta all'eleganza più d'ogni altra di queste scienze; tutto ciò che è elegante in lui, è estrinseco alla scienza propriamente detta,  2730 ed appartiene a quella che io chiamo qui filosofia propria, la quale si può applicare ad ogni sorta di soggetti. Così fece il Bailly nell'Astronomia. Sempre che usciamo dei termini dottrinali e insegnativi d'una scienza esatta, siamo fuori del nostro caso. La scienza non è più la materia {ma l'occasione} di tali scritture; {+non s'impara la scienza da esse, nè questa fa progressi diretti, per mezzo loro, nè riceve aumento diretto dalle proposizioni ch'esse contengono:} elle sono considerazioni sopra la scienza. (28. Maggio. Vigilia del Corpus Domini. 1823.). {{I pensieri di Buffon non compongono e non espongono la scienza, non sono e non contengono i dogmi della medesima, o nuovi dogmi ch'esso {le} aggiunga, ma la considerano, e versano sopra di lei e sopra i suoi dogmi. Si può ornare una materia coi pensieri e colle parole. Tutte le materie sono capaci dell'ornamento de' pensieri, perchè sopra ogni cosa si può pensare, e stendersi col pensiero quanto si voglia, più o meno lontano dalla materia strettamente presa. Ma non tutte si possono ornare colle parole. Il Buffon adornò la scienza con pensieri  2731 filosofici, e a questi pensieri non somministrati ma occasionati dalla storia naturale, applicò l'eleganza delle parole, perch'essi n'erano materia capace. Ma i fisici, i matematici ordinariamente non possono e non vogliono andar dietro a tali pensieri, ma si ristringono alla sola scienza.}}