24. Giugno 1823.
[2811,3]
Alla p. 2776
margine. Lo stesso discorso si può fare di βαΰζω, il quale è pur verbo
esprimente un suono, e fatto per imitazione di questo suono; il qual suono come
è similissimo a quello di βαΰω, così non ha niente che fare con βαΰζω. Ma questa
e simili interposizioni della lettera
2812 ζ e d'altre
tali, sono {state} fatte o per evitare l'iato o per
altre diverse cagioni, nel processo della lingua, quando già non v'era più
bisogno che il vocabolo per essere inteso, esprimesse e rappresentasse collo
stesso suo suono l'oggetto significato, ma egli era già inteso generalmente per
se, e non per virtù della sua origine; e quando già nella lingua si guardava più
alla dolcezza ec. che alla necessità ec. ne' quali modi le parole in tutte le
lingue si sono allontanate dalla forma primitiva e hanno spesso perduto affatto
quel suono rappresentativo che prima avevano e sul quale furono modellati e
creati, e nel quale da principio consisteva la ragione della loro significanza.
I latini dal tema βαΰω o bauare fecero baubari, interponendo un b
(il quale in questo caso è più adattato all'imitazione) invece del ζ. Noi baiare, che per verità potrebb'essere appunto quello
stesso originale βαΰω ch'è affatto perduto nella lingua greca e nella latina
scritta: e ben si potrebbe credere che fosse totalmente
2813 voce antica latina, conservata nel volgare; dal che si
dedurrebbe, primo, che l'antico latino, e di poi il suo volgare perpetuamente
conservò puro il verbo originale βαΰω (giacchè l'υ greco in latino {antico} ora risponde a un u,
ora ad un i), {quantunque non si
trovi nel latino scritto;} verbo inusitato affatto nell'antica e
moderna grecità nota; secondo, che questo antichissimo verbo, perduto, o
vogliamo dire alterato nel greco, perduto ossia alterato nel latino scritto,
conservasi ancora purissimo e senz'alterazione alcuna nell'italiano, e vedi la
pag. 2704. {+Si potrebbe anche credere che i primi latini e il volgo,
invece di baubari dicessero bauari (appunto βαΰειν), e che la mutazione dell'u in i (vocali che
spessissimo si scambiano, per esser le più esili, come ho detto altrove pp. 1277-83
p.
2153
p.
2824) seguisse nell'italiano e nel francese ec. Ovvero che gli
antichi dicessero bauari, e poi il volgo baiari.}
(24. Giugno 1823.).