25. Giugno 1823.
[2815,1] Sono molti verbi formati da' participii in us, i
quali non esprimono azione continuata, nè costume di fare quella tale azione, o
non l'esprimono sempre, e nondimeno anch'essi, ed anche in questo caso, sono
veri continuativi, e il Forcellini e
gli altri che li chiamano frequentativi, sbagliano, ed usano una voce impropria,
parlando
2816 con tutto rigore ed esattezza. Per
esempio iactare nel
luogo dell'Eneide 2. 459. ed exceptare nelle
Georg. 3. 274. sopra i quali
luoghi ho disputato altrove p. 1107
p. 1140, non esprimono azione continuata per se stessa, giacchè
l'azione di lanciare, e {quella} di ricever l'aria col
respiro non sono azioni continue, ma si concepiscono come istantanee; nè anche
significano costume di lanciare o di ricevere; ma moltitudine continuata di
queste tali azioni, cioè di lanciamenti, per così dire, e di ricevimenti, che
senza interruzione e per lungo tempo succedono l'uno all'altro. Questa è idea
continua, e bene, in questo caso, si chiameranno continuativi quei tali verbi, e
non potranno per nessun modo chiamarsi altrimenti con proprietà. Malissimo poi
si chiameranno frequentativi, giacchè ben altro è il fare una cosa
frequentemente, ed altro il ripetere per un certo maggiore o minor tempo una
stessa azione continuamente, quando anche quest'azione per se non sia continua,
e si fornisca nell'istante. Questa è continuità di fare una stessa azione, ben
diversa dalla frequenza di fare una stessa azione. La qual frequenza suppone e
considera degl'intervalli, maggiori
2817 minori, e più
o meno numerosi che sieno, durante i quali quell'azione non si fa; laddove la
detta continuità non li suppone, ed ancorchè, come è naturale, sempre vi sieno,
pure, siccome minimi, non li considera. Avendo l'occhio a queste osservazioni si
vedrà quanto gran numero di verbi latini detti frequentativi, lo sieno
impropriamente, e quante significazioni credute frequentative, e che tali paiono
a prima vista, perchè rappresentano ripetizione di una stessa azione,
contuttociò non lo sieno, ma sieno veramente continuative. Bisogna sottilmente
distinguere, come abbiamo mostrato, e non credere che qualunque verbo esprime
ripetizione di una stessa azione, sia frequentativo, nè che questa ripetizione
sia sempre lo stesso che la frequenza d'essa azione. {La successione
di più azioni di una stessa specie è ben altra cosa che la frequenza di esse.} E con
questo criterio, siccome cogli altri che abbiamo dati in vari luoghi circa le
diverse significazioni de' verbi fatti da participii in us, si correggeranno infiniti errori de' grammatici e lessicografi;
rettificherannosi infinite loro definizioni; conoscerassi e distinguerassi
partitamente il vero spirito, e la vera e varia proprietà e forza de' verbi
formati da' suddetti participii; e vedrassi come il senso frequentativo,
2818 ch'è solamente l'uno dei tanti che ricevono essi
verbi, sia stato male scelto o preso a denotare e denominare e definire tutti
questi verbi, ed anche considerato come l'unico loro proprio senso. Il che è lo
stesso che porre la parte per il tutto. E quando ciò s'abbia a fare, meglio
converrà a questi verbi il nome di continuativi, il qual nome abbraccia un assai
più gran numero delle varietà proprie del significato di questi verbi. Le quali
varietà non ancora considerate nè dai grammatici nè dai filologi nè dai
filosofi, e nondimeno necessarissime a considerarsi e distinguersi per ben
penetrare nell'intima proprietà ed eleganza, ed anche nell'intimo e vero senso e
valore della lingua latina, {+e nell'intelligenza dell'efficacie,
delle bellezze ec. dei passi degli scrittori,} noi abbiamo
proccurato di dichiarare ed esporre, sì ai grammatici e filologi, come ai
filosofi e a' letterati. (25. Giugno 1823.).