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3. Luglio 1823.

[2884,1]  Quanta barbarie avesse introdotto anche nell'ortografia italiana durante il quattrocento l'eccessivo modellarla sulla latina, onde, se si fosse perseverato in  2885 quella forma, anche noi scriveremmo diversissimamente da quel che pronunzieremmo, come si può credere che allora avvenisse, se pur la pedanteria di quei tempi, o piuttosto i pedanti, (perchè di tutti non è credibile) non pronunziavano come scrivevano; vedi alcuni esempi nelle Lezioni sulle doti di una colta favella dell'Ab. Colombo, Parma 1820. Lez. 3. p. 69. 70. e il Comento di Pico Mirandolano sopra la Canzone d'amore di Girolamo Benivieni con essa Canzone ec. Venez. 1522. dove si scrive sempre ad per a {{avanti consonante,}} anche seguendo il d, come ad dir (st. 1. della Canz. v. 6. a carte 41.); advenire ec. Durò questo pessimo uso anche nei principii del cinquecento. Nel citato libro si scrive tabola per tavola, egloge per egloghe, ec. ec. oltre philosopho, admirando, ad pena per appena ec. (3. Luglio 1823.).