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27. Luglio. 1823.

[3050,1]  È ben difficile scrivere in fretta con chiarezza e semplicità; più difficile che con efficacia veemenza, copia, ed anche con magnificenza di stile. Nondimeno la fretta può stare colla diligenza. La semplicità e chiarezza {se} può star colla fretta, non può certo star colla negligenza. È bellissima nelle scritture un'apparenza di trascuratezza, di sprezzatura, un abbandono, una quasi noncuranza.  3051 Questa è una delle specie della semplicità. Anzi la semplicità più o meno è sempre un'apparenza di sprezzatura (benchè per le diverse qualità ch'ella può avere, non sempre ella produca nel lettore il sentimento di questa sprezzatura come principale e caratteristico) perocch'ella {sempre} consiste nel nascondere affatto l'arte, la fatica, e la ricercatezza. Ma la detta apparenza non nasce mai dalla vera trascuratezza, anzi per lo contrario da moltissima e continua cura e artifizio e studio. Quando la negligenza è vera, il senso che si prova nel legger lo scritto, è quello dello stento, della fatica, dell'arte, della ricercatezza, della difficoltà. Perocchè la facilità che si dee sentir nelle scritture è la qualità più difficile ad esser loro comunicata. Nè senza stento grandissimo si consegue nè l'abito nè l'atto di comunicarla loro. (27. Luglio. 1823.).