16. Agosto. di di San Rocco. 1823.
[3177,1]
Alla p. 2834.
Questa tal grazia definita di sopra, è la grazia più graziosa e più fina, anzi
quella che propriamente si chiama grazia, e che suol essere considerata dagli
artisti, dagl'intendenti, dagli speculatori teorici o pratici del bello, quella
che sogliamo intendere col nome di grazia, ed a cui principalmente appartiene
l'indefinibilità e inconcepibilità
3178 che alla grazia
s'attribuisce. La grazia nascente da difetto (come quella di Roxolane appo il Marmontel), è più grossolana e poco degna dell'artista, o
di qualunque imitatore del bello. Essa è bensì più comunemente sensibile
(perocchè quell'altra grazia non tutti, anzi pochi, la sentono), e sempre
ch'ella è sentita, fa maggior effetto dell'altra, eziandio negl'intendenti del
bello, negli spiriti di buon gusto, e negli animi delicati e sensibili. E ciò
perchè il contrasto in essa è più notabile e spiccato, e maggiore la
straordinarietà. Ma perciò appunto questo effetto è più grossolano, e per così
dire più materiale e corporeo, laddove quell'altro è più spirituale e più
delicato, e quindi più direttamente e giustamente proprio della grazia, l'idea
della quale inchiude quella della delicatezza. La grazia derivante da difetto
punge e solletica come un sapore acre e piccante, o aspro, o acido, o acerbo,
che per se stesso è dispiacevole, e pure in un certo grado piace, e quindi molti
spiriti che non hanno mai potuto sentire quell'altra grazia, o che sono di già
blasés sul bello, a causa del lungo uso ed
assuefazione, sono
3179 mossi e allettati da quella
grazia, per dir così, difettosi[difettosa], come
i palati o ruvidi e duri per natura, o stanchi de' cibi piacevoli per la lunga
assuefazione, sono dilettati e solleticati da quei sapori. Laddove l'altra
suddetta grazia è quasi un soave e delicatissimo odore di gelsomino o di rosa,
che nulla ha di acuto nè di mordente, o quasi uno spiro di vento che vi reca una
fragranza improvvisa, la quale sparisce appena avete avuto il tempo di sentirla,
e vi lascia con desiderio, ma vano, di tornarla a sentire, e lungamente, e
saziarvene. (16. Agosto. dì di San Rocco. 1823.).