22. Agos. 1823.
[3237,1] Chiunque esamina la natura delle cose colla pura
ragione, senz'aiutarsi dell'immaginazione nè del sentimento, nè dar loro alcun
luogo, ch'è il procedere di molti tedeschi {#1. Così anche parecchi inglesi, e generalmente tutti
coloro che non sono assuefatti e non conoscono altro che studi e cose
esatte. Ma certo è che di tali filosofi, metafisici, politici-matematici, ed
aridi, ve n'ha più copia fra' tedeschi e dipoi fra gl'inglesi che altrove,
come in francia o in
italia.} nella filosofia, come dire nella
metafisica e nella politica, potrà ben quello che suona il vocabolo analizzare,
3238 cioè risolvere e disfar la natura, ma e' non potrà
mai ricomporla, voglio dire e' non potrà mai dalle sue osservazioni e dalla sua
analisi tirare una grande e generale conseguenza, nè stringere e condurre le
dette osservazioni in un gran risultato; e facendolo, come non lasciano di
farlo, s'inganneranno; e così veramente loro interviene. Io voglio anche
supporre ch'egli arrivino colla loro analisi fino a scomporre e risolvere la
natura ne' suoi menomi ed ultimi elementi, e ch'egli ottengano di conoscere
ciascuna da se tutte le parti della natura. Ma il tutto di essa, il fine e il
rapporto scambievole di esse parti tra loro, e di ciascuna verso il tutto, lo
scopo di questo tutto, e l'intenzion vera e profonda della natura, quel ch'ella
ha destinato, la cagione (lasciamo ora star l'efficiente) la cagion finale del
suo essere e del suo esser tale, il perchè ella abbia così disposto e così
formato le sue parti, nella cognizione delle quali cose dee consistere lo scopo
del filosofo, e intorno alle quali si aggirano insomma tutte le verità generali
veramente grandi e importanti, queste cose, dico, è impossibile il ritrovarle
3239 e l'intenderle a chiunque colla sola ragione
analizza ed esamina la natura. La natura così analizzata non differisce punto da
un corpo morto. Ora supponghiamo che noi fossimo animali di specie diversa dalla
nostra, anzi di natura diversa dalla general natura degli animali che
conosciamo, e nondimeno fossimo, siccome siamo, dotati d'intendimento. Se {+non avendo noi mai veduto nè uomo alcuno
nè animale di quelli che realmente esistono, e niuna notizia
avendone,} ci fosse portato innanzi un corpo umano morto, e
notomizzandolo noi giungessimo a conoscerne a una a una tutte le più menome
parti, e chimicamente decomponendolo, arrivassimo a scoprirne ciascuno ultimo
elemento; perciò forse potremmo noi conoscere, intendere, ritrovare, concepire
{qual fosse} il destino {l'azione le funzioni le virtù le forze ec.} di ciascheduna parte
d'esso corpo rispetto {a se stesse,} all'altre parti ed
al tutto, quale lo scopo e l'oggetto di quella disposizione e di quel tal ordine
che in esse patti scorgeremmo, e osserveremmo pure co' propri occhi, e colle
proprie mani tratteremmo; quali gli effetti {+particolari e l'effetto generale e complessivo} di
esso ordine, e del tutto di esso corpo; {+quale il fine di questo tutto;} quale insomma e che cosa la vita
dell'uomo; anzi se quel corpo fosse mai e dovesse esser vissuto;
3240 anzi pure, se dalla nostra stessa {vita} non l'arguissimo, o se alcuno potesse intendere
senza vivere, concepiremmo noi e ritrarremo[ritrarremmo] in alcun modo dalla piena e perfetta e analitica ed
elementare cognizione di quel corpo morto, l'idea della vita? o vogliamo {solamente} dire l'idea di quel corpo vivo? e
intenderemmo noi quale e che cosa fosse l'uomo vivente, e il suo modo di vivere
esteriore o interiore? Io credo che tutti sieno per rispondere che niuna di
queste cose intenderemmo; che volendole congetturare, andremmo le {mille} miglia lontani dal vero, o sarebbe a scommetter
millioni[milioni] contro uno che di nulla
mai, neanche facendo un milione di congetture, ci apporremmo; finalmente ch'egli
sarebbe cosa probabilissima, ch'esaminato e conosciuto quel corpo morto, in
questa conoscenza ci fermassimo, e neppur ci venisse in sospetto ch'ei fosse mai
stato altro, nè fosse mai {stato} destinato ad esser
altro che quel che noi lo vedremmo, e tale qual noi lo vedremmo, nè della sua
passata vita nè dell'uom vivo, ci sorgerebbe in capo la più menoma
conghiettura.
[3241,1]
3241 Applicando questa similitudine al mio proposito
dico che scoprire ed intendere qual sia la natura viva, quale il modo, quali le
cagioni e gli effetti, quali gli andamenti e i processi, quale il fine o i fini,
le intenzioni, i destini della vita della natura o delle cose, quale la vera
destinazione del loro essere, quale insomma lo spirito della natura, colla
semplice conoscenza, per dir così, del suo corpo, e coll'analisi esatta,
minuziosa, materiale delle sue parti
anche morali, non si può, dico, con
questi soli mezzi, scoprire nè intendere, nè felicemente o {anche} pur probabilmente congetturare. {+Si può con certezza affermare che la} natura, e
vogliamo dire {{l'università}} delle cose, è composta,
conformata e ordinata ad un effetto poetico, {+o vogliamo dire disposta e destinatamente ordinata a
produrre un effetto poetico generale; ed altri ancora particolari;
relativamente al tutto, o a questa o quella parte.} Nulla di poetico
si scorge nelle sue parti, separandole l'una dall'altra, ed esaminandole a una a
una col semplice lume della ragione esatta e geometrica: nulla di poetico ne'
suoi mezzi, nelle sue forze e molle interiori o esteriori, {ne' suoi processi} in questo modo disgregati e considerati: nulla
nella natura decomposta e risoluta, e quasi fredda, morta, esangue, immobile,
giacente, per così dire, sotto il coltello anatomico, o introdotta nel fornello
chimico di un
3242 metafisico che niun altro mezzo,
niun altro istrumento, niun'altra forza o agente impiega nelle sue speculazioni,
ne' suoi esami e indagini, nelle sue operazioni e, come dire, esperimenti, se
non la pura e fredda ragione. Nulla di poetico poterono nè potranno mai scoprire
la pura e semplice ragione e la matematica. Perocchè tutto ciò ch'è poetico si
sente piuttosto che si conosca e s'intenda, o vogliamo anzi dire, sentendolo si
conosce e s'intende, nè altrimenti può esser conosciuto, scoperto ed inteso, che
col sentirlo. Ma la pura ragione e la matematica non hanno sensorio alcuno.
Spetta all'immaginazione e alla sensibilità lo scoprire e l'intendere tutte le
sopraddette cose; ed elle il possono, perocchè noi ne' quali risiedono esse
facoltà, siamo pur parte di questa natura e di questa università ch'esaminiamo;
{+e queste facoltà nostre sono esse
sole in armonia col poetico ch'è nella natura; la ragione non lo è; onde
quelle sono molte[molto] più atte {e potenti} a indovinar la natura che non è la
ragione a scoprirla.} E siccome alla sola immaginazione ed al cuore
spetta il sentire e quindi conoscere ciò ch'è poetico, però ad essi soli è
possibile ed appartiene l'entrare e il penetrare addentro ne' grandi misteri
della vita, dei destini, delle intenzioni sì generali, sì anche particolari,
della
3243 natura. Essi solo possono meno
imperfettamente contemplare, conoscere, abbracciare, comprendere il tutto della
natura, il suo modo di essere di operare, di vivere, i suoi generali e grandi
effetti, i suoi fini. Essi pronunziando o congetturando sopra queste cose, sono
meno soggetti ad errare, e soli capaci di apporsi talora al vero o di
accostarsegli. Essi soli sono atti a {concepire,}
creare, formare, perfezionare un sistema filosofico, metafisico, politico che
abbia il meno possibile di falso, o, se non altro, il più possibile di simile al
vero, e il meno possibile di assurdo, d'improbabile, di stravagante. Per essi
gli uomini convengono tra loro nelle materie speculative e in molti punti
astratti, assai più che per la ragione, al contrario di quel che parrebbe dover
succedere; perocchè egli è certissimo che gli uomini discorrendo o
conghietturando per via di semplice ragione, discordano per lo più tra loro
infinitamente, s'allontanano le {mille} miglia gli uni
dagli altri, e pigliano e seguono tutt'altri sentieri; laddove discorrendo per
via di sentimento e d'immaginazione, gli uomini, le diversissime
3244 classi di essi, le nazioni, i secoli, bene spesso,
e costantemente, convengono del tutto fra loro, come si può vedere in moltissime
proposizioni {(sistemi)} ed anche púre supposizioni,
dall'immaginativa e dal cuore o trovate o formate, e da essi soli derivate e
autorizzate, e in essi soli fondate, le quali furono sempre e sono tuttavia
ammesse e tenute da tutte o da quasi tutte le nazioni in tutti i tempi, e
dall'universale degli uomini avute, anche oggidì, per verità indubitabili, e da'
sapienti, quando non altro, per più verisimile[verisimili] e più universalmente accettabili che alcun'altra
sul rispettivo proposito. Il che forse di niuna ipotesi {+(generale o particolare, cioè costituente sistema, o no
ec.)} dettata dalla pura ragione e dal puro raziocinio, si vedrà
essere intervenuto nè intervenire. Finalmente la sola immaginazione ed il cuore,
{e le passioni stesse;} o la ragione non altrimenti
che colla loro efficace intervenzione, hanno scoperto e insegnato e confermato
le più grandi, più generali, più sublimi, profonde, fondamentali, e più
importanti verità filosofiche che si posseggano, e rivelato
3245 o dichiarato i più grandi, alti, intimi misteri che si conoscano,
della natura e delle cose, come altrove ho diffusamente esposto p. 1650
pp. 1833-39
pp. 1848-60
pp.
1975-78
pp.
2132-34
(22. Agos. 1823.).