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15. Sett. 1823.

[3433,1]  Che il timore sia, come ho detto altrove pp. 458-59 pp. 1303-304, più naturale all'uomo della speranza, e che l'uomo inclini più a questo che a quello[quella], veggasi che qualora gli uomini ignorano le cagioni degli effetti o naturali o artifiziali, ordinariamente ne temono; e tanto è quasi, per gl'ignoranti massimamente e primitivi e selvaggi e fanciulli, effetto di cagione nascosta, quanto effetto spaventoso. Or quando mai la speranza è così temeraria? Di più se l'ignoranza, {+superstizione ec.} portò anticamente  3434 o porta oggidì a pigliar qualch'effetto nuovo o sconosciuto per presagio dell'avvenire o per segno del presente ignoto, osservisi che generalmente questi presagi e questi segni furono creduti sinistri. Lascio l'ecclissi le quali possono parere spaventose naturalmente a chi ne ignora la cagione, non ne ha mai veduto ec., e da questo primitivo spavento può {ben} esser nata l'opinione del cattivo augurio che loro si attribuì, e che le rese spaventose per sì lungo tempo presso tutte le nazioni, e fin anche al di d'oggi, benchè già si sapesse e si sappia che l'oscurazione non era per durar sempre ma passeggera ec. Ma le comete che cosa hanno di spaventevole per se, più ch'altro corpo celeste, o che la via lattea ec.? E volendole pigliare per segni o presagi, perchè non di bene? ma non si troverà nazione dov'elle fossero o sieno stimate annunziare altro che male. Quelli che gli antichi chiamavano mostri, cioè cose straordinarie, benchè nulla terribili per se stesse e materialmente tutte erano stimate cattivi augurii. Così nelle vittime il mancare del cuore, s'è pur vero che ciò accadesse talvolta, come gli antichi narrano,  3435 o che paresse così per errore di chi inspiciebat le viscere ec. Tutti segni che l'uomo è più facile e proclive a temere che a sperare; e che questo è di rado così irragionevole e precipitoso come quello; o certo ben più di rado ec. Massimamente in natura, ne' fanciulli, negl'ignoranti e negli uomini naturali. (15 Sett. 1823.).