22. Dic. 1820.
[451,1] È cosa mille volte osservata che gl'individui
naturalmente son portati a misurar gli altri individui da se stessi, cioè a
creder vero assolutamente quello ch'è vero soltanto relativamente a loro. {+Anzi naturalmente, l'individuo appena può
concepire formalmente un altro individuo di diverso carattere, indole,
pensare, fare ec. Al più concepirà che questo sia, perchè lo vede, ma non il
come sia, non la espressa e definita costituzione di quell'individuo,
diversa dalla sua. Neanche nelle menome e accidentali differenze, e
quotidiane e usuali.} Se dunque gl'individui, quanto più naturalmente
le specie e i generi, rispetto alle altre specie e generi! Se dunque le specie e
i generi di uno stess'ordine di cose, quanto più tutto quest'ordine di cose
complessivamente, rispetto a un altr'ordine, o esistente o possibile!
452 Ella è cosa certa e incontrastabile. La verità, che
una cosa sia buona, che un'altra sia cattiva, vale a dire il bene e il male, si
credono naturalmente assoluti, e non
sono altro che relativi. Quest'è una fonte immensa di errori e volgari e
filosofici. Quest'è un'osservazione vastissima che distrugge infiniti sistemi
filosofici ec.; e appiana e toglie infinite contraddizioni e difficoltà nella
gran considerazione delle cose, massimamente generale, e appartenente ai loro
rapporti. Non v'è quasi altra verità assoluta se non che Tutto è relativo. Questa dev'esser la base di tutta la
metafisica. (22. Dic. 1820.)