29. Sett. 1823. Festa di San Michele Arcangelo.
[3550,1]
Alla p. 2861.
fine. Questa proposizione corrisponde a quell'altra da me in più
luoghi esposta pp. 532-35
pp. 646-50
pp.
826-29
p.
2685
p.
3525, che il piacere è sempre o passato o futuro, non {mai} presente, e che quindi non v'ha momento alcuno di
piacer vero, benchè possa parere. Così non v'ha nè vi può aver momento alcuno
senza vero patimento, benchè possa parer che ve n'abbia (perocchè il patimento
venendo a essere perpetuo, il vivente ci si avvezza per modo insin da' primi
istanti del vivere, che pargli di non sentirlo, e di non avvedersene).
3551 Anzi questa seconda proposizione è necessaria
conseguenza della prima, e quasi la medesima diversamente enunziata. Perocchè
dove non v'ha piacere, quivi ha patimento, perchè v'ha desiderio non soddisfatto
di piacere, e il desiderio non soddisfatto è pena. Nè v'ha stato intermedio,
come si crede, tra il soffrire e il godere; perchè il vivente desiderando sempre
per necessità di natura il piacere, e desiderandolo perciò appunto ch'ei vive,
quando e' non gode, ei soffre. E non godendo {mai,} nè
mai potendo veramente godere, resta ch'ei sempre soffra, mentre ch'ei vive, in
quanto ei sente la vita: chè quando ei non la sente, non soffre; come nel sonno,
nel letargo ec. Ma in questi casi ei non soffre perchè la vita non gli è
sensibile, e perchè in certo modo ei non vive. Nè altrimenti ei può cessare o
intermettere di soffrire, che o cessando veramente di vivere, o non sentendo la
vita, ch'è quasi come intermetterla, e lasciare per un certo intervallo di esser
vivente. In questi soli casi il vivente può non soffrire. Vivendo e sentendo di
vivere, ei nol può mai; e ciò per propria essenza sua e della vita, e
3552 perciò appunto ch'egli è vivente, ed in quanto
egli è tale, come nella mia teoria del
piacere ec. (29. Sett. Festa di San Michele Arcangelo.
1823.).