23. Ott. 1823.
[3763,1]
Alla p. 3692.
Aggiungasi che scivi scitum di scisco, e de' suoi composti (ascitum, conscitum, plebiscitum) ec.
hanno tutti l'i lungo. Or la desinenza in ītum è affatto improprissima de' verbi della terza.
(Lascio quella {{in}}
īvi, che {n'}è parimente
impropria, ma altresì quella in īvi il sarebbe). Che
segno è questo, se non che scitum grammaticalmente non
è di scisco, ma di scio, di
cui, come verbo della 4. è propria e debita peculiarmente la desinenza del
supino in ītum? Così dicasi di qualunqu'altro verbo in
sco che sia fatto da un verbo della quarta, noto o
ignoto: che se tal verbo in sco ha supino, o se gli
{si} attribuisce, esso è certamente in ītum, è[e] però è
certamente tolto in prestito dal suo verbo originale, il quale, se non esiste,
da ciò n'è dimostrato ec. E può vedersi la p. 3707. fine-08. principio. (23. Ott.
1823.).