12. Nov. 1823.
[3869,2]
Alla p. 3710.
I verbi incoativi si formano da' supini regolari e primitivi, usitati o
inusitati, de' verbi positivi noti o ignoti, cioè da' supini in ātum della prima, ētum della
2. ĭtum della 3. ed ītum
della quarta; mutato il tum in sco. Quindi dalla prima gl'incoativi fanno in asco, dalla 2. in esco, dalla 3 e 4 in isco. Queste sono desinenze caratteristiche e
dimostrative della congiugazione del verbo positivo ond'essi {incoativi} sono formati. {+V. p. 3900.} E
attendendo a queste, non si può sbagliare la coniugazione del rispettivo verbo
positivo (se ciò non è tra la 3. e la 4. onde viene una sola desinenza, cioè in
isco). E noto il verbo positivo, non si può
dubitar della desinenza dell'incoativo. Da' supini in tum irregolari o contratti ec. e dagli altri irregolari supini in sum, in xum ec. ec. non mi
sovviene che si faccia alcuno incoativo. Del rimanente attendendo {a} questa osservazione, gl'incoativi, non meno che
3870 i continuativi, e le altre specie di verbi o voci
qualunque derivanti da' supini, debbono servire a conoscere i veri supini
regolari de' verbi sì in generale sì ne' casi particolari, e nell'uno e
nell'altro modo appoggiano le mie asserzioni circa le vere primitive forme
d'essi supini ec. Callisco da calleo è detto, come il Forc. osserva
ἀρχαϊκῶς per callesco. Tali varietà di
pronunzia {ec.} non debbono intendersi ostare alla
regola da me proposta circa la formazione degl'incoativi. Fors'anche si potrebbe
dire che callisco venisse dal non regolare e
secondario supino callitum (inusitato) per callētum (inusitato). Dubito infatti che da' supini in
ĭtum della prima e 2da, benchè non regolari o non
primitivi ec. pur si faccia qualche incoativo, sebbene niun esempio me ne
soccorre, se non fosse il sopraddetto.
[3870,1] Del resto la detta regola porta questo corollario,
che non solo gl'incoativi dimostrano i verbi positivi ancorchè ignoti, cosa
confermata da me con tante altre prove, ma ne dimostrano eziandio la
coniugazione. E che se v'ha un verbo positivo il cui supino regolare e primitivo
non sia capace di produrre un incoativo colla desinenza che si trova in quello
ch'esiste, questo incoativo (eccetto le differenze di pronunzia o qualche
irregolarità come sopra) dimostra un altro verbo positivo diverso da quello che
generalmente forse {sarà} creduto essere il suo
originale, o una diversa forma di questo verbo. Per es. fluesco parrà venir da fluo. Ma la desinenza
in esco e non in isco (se
già non fosse una variazione
3871 di pronunzia al
contrario di callisco ch'è per callesco, variazione che potrebbe anche avere avuto luogo in vivesco per vivisco; ovvero
un error di codici, come è creduto da alcuni quello di scriver vivesco) dimostra un flueo -
etum, cioè un verbo diverso da fluo d'altro significato ec. ovvero un'altra forma
dello stesso fluo, al qual proposito v. la pag. 3868-9. E vedila ancora per tonesco,
se questo non è errore o varietà di pronunzia per tonisco da tonitum di tono is o di tono as ui.
[3871,1] - Io dico che i verbi in sco regolarmente debbono avere, ed anticamente ebbero, il supino in
ĭtum, e il perfetto in sci. Che regolarmente non possano avere se non questi perfetti e
supini, è chiaro. Che anticamente l'avessero infatti, sebben questo non è
necessario, e la prima proposizione può stare senza questa seconda, e ben
poterono i verbi in sco, tutti o alcuni, esser
difettivi anche anticamente; pure, almen quanto ad alcuni, si è già dimostrato
altrove pp. 3701-704
p.
3853 per quel che tocca al supino. Per ciò che spetta al perfetto gli
esempi di fatto ne son più rari. Vero è che i supini dimostrano i perfetti,
secondo il detto altrove pp. 3723-25 della formazion di
quelli da questi. Ma eziandio un effettivo perfetto in sci
vedilo in Callisco
appo il Forcell.
(12. Nov. 1823.).