10. Feb. 1821.
[637,1] Io non soglio credere alle allegorie, nè cercarle
nella mitologia, o nelle invenzioni dei poeti, o credenze del volgo. Tuttavia la
favola di Psiche, cioè dell'Anima, che
era felicissima senza conoscere, e contentandosi di godere, e la cui infelicità
provenne dal voler conoscere, mi pare un emblema così conveniente e preciso, e
nel tempo stesso così profondo, della natura dell'uomo e delle cose, della
nostra destinazion vera su questa terra, del danno del sapere, della felicità
che ci conveniva, che unendo questa considerazione, al manifesto significato del
nome di Psiche, appena posso
discredere che quella favola non sia un parto della più profonda sapienza, e
cognizione della natura dell'uomo e di questo mondo. V. quest'allegoria notata, e sebbene non profondamente,
tuttavia bastantemente spiegata nel morceau détaché di {Mad. Lambert}
intitolato Psyché en grec. Ame.
(così) dans ses oeuvres complètes
citées ci-dessus p. 284 -
285. E forse l'allegoria sopraddetta sarà stata osservata anche dagli
altri, e così credo. {+Certo è che, o la non la significa nulla, o significa quel
ch'io dico, e mostra che il mio sistema piacque agli antichissimi: con altro
sistema la non si spiega.} Del resto combinando quest'osservazione,
col racconto della Genesi,
638 dove
l'origine immediata della infelicità e decadimento dell'uomo, si attribuisce
manifestamente al sapere, come ho dimostrato altrove pp. 394-400
pp. 434-36 ; mi si fa
verisimile che in somma queste gran massime: l'uomo non
è fatto per sapere, la cognizione del vero è nemica della
felicità, la ragione è nemica della natura, ultimo
frutto ed apice della più moderna e profonda, e della più più perfetta o
perfettibile filosofia che possa mai essere; fossero non solamente note, ma
proprie, e quasi fondamentali dell'antichissima sapienza, se non altro di quella
arcana {e misteriosa,} come l'orientale, e come
l'egiziana dalla quale è chi pretende derivata, almeno in parte, la mitologia e
la sapienza greca. (10. Feb. 1821.).