Recanati 25. Marzo. Domenica. Festa dell'Annunziazione di Maria. 1827.
[4260,1] Quanto più, in questo tal modo, si fuggono le
sollecitudini e i dispiaceri, tanto più vi s'incorre: perchè mancandone le cause
reali (o vogliamo dir di momento) e che sopravvengono di fuori, noi ce ne
fingiamo e facciamo da noi medesimi e, {per così dire, del
nostro capitale proprio,} assai più, ed infinite. E queste
sollecitudini e questi dispiaceri così prodotti, non solo sono per noi di ugual
momento che sarebbero i reali; ma si sentono, e travagliano molto più, per la
mancanza di distrazioni e la monotonia della vita, di quel che fanno i
grandissimi e sommi, nella vita agitata e attiva. {{Che è
quanto dir che sono maggiori assai.}} E si sentono tutti, dove che
nella vita attiva, moltissimi non si sentono, e però non sono nè pur dispiaceri.
(Recanati 25. Marzo. Domenica. Festa
dell'Annunziazione di Maria. 1827.)