2. Sett. 1828.
[4365,2] Chi suppone allegorie in un poema, romanzo ec.; come
sì è tanto fatto anticamente e modernamente nell'iliade e
Odissea; come fece il Tasso medesimo nella sua Gerusalemme; come ora il Rossetti nel comento alla D.
Commedia che si stampa in Londra,
la vuol tutta allegorica, allegorico il personaggio di Francesca da Rimini, allegorico Ugolino ec.; distrugge tutto l'interesse del poema
ec. Noi possiamo interessarci per una persona che sappiamo interamente finta dal
poeta, drammatico, novelliere ec.; non possiamo per una che supponghiamo
allegorica. Perchè allora la falsità è, e si
4366 vede
da noi, nell'intenzione stessa dello scrittore. (2. Sett. 1828.)
{{V. p.
4477.}}