9. Sett. 1828.
[4368,2] I detti, risposte ec. che Machiavelli
attribuisce a Castruccio
Castracani (nella Vita di questo), sono tutti
o quasi tutti gli stessissimi che il Laerzio ec. riferiscono di filosofi antichi, mutati solo i nomi, i
luoghi ec. Machiavelli del resto non
sapeva il greco, poco o nulla il latino, ed era poco letterato. Non sarebbe
maraviglia ch'egli avesse seguito una tradizione popolare che avesse conservati
que' motti mutando i nomi, e attribuendoli al personaggio nazionale di Castruccio, noto per singolare
acutezza e prontezza d'ingegno. Il popolo fiorentino racconta ancora di Dante e dello stesso Machiavello vari tratti che si leggono negli antichi
greci e latini, come quello di Esopo che diede un asse a chi gli tirò una sassata
ec., il qual tratto (con modificazioni accidentali e non di sostanza) si
racconta dal volgo in Firenze di Machiavelli. (Tengo queste cose da Forti e da Capei). Così non solo le
nazioni, ma le città, tirano alla storia ed a' personaggi propri, {e in somma alle cose ed alle persone a se più cognite,}
i fatti delle storie altrui, noti al volgo per antiche tradizioni orali. A
Napoli resta ancora in proverbio la sapienza e
dottrina di Abelardo:
4369
ne sa più di Pietro
Abailardo (Capei). In ogni modo quel libro di Machiavelli farebbe sempre al mio proposito molto bene. {{V. p. 4430.}}
[4369,1] Ed allo stesso proposito spetta quell'uso
antichissimo e continuato perpetuamente, di attribuire agli autori più celebri
le opere di autori anonimi, o sconosciuti, o di nome poco famoso; le opere,
dico, appartenenti a quel tal genere in cui quegli autori hanno primeggiato; e
ciò specialmente quando quegli autori sono i modelli e i capi d'opera nel genere
loro. Quindi i tanti poemi attribuiti falsamente ad Omero, dialoghi morali ec. a Platone, opere filosofiche ad Aristotele, orazioni a Demost., omelie, comenti scritturali ec. a S. Crisostomo
S. Agostino ec. {{V. p. 4414. 4416.}} Quanto
un autore è più celebre e primo nel suo genere, tanto è più copiosa la lista de'
suoi libri apocrifi. Raro fra gli antichi o ne' bassi tempi quell'autore
celebre, o riconosciuto per primo nel suo genere o nel suo secolo, che non abbia
opere {spurie} apocrife, esistenti o perdute. {+I detti Padri ne hanno quasi altrettante
quante sono le genuine. Così Platone
ec.} Di molte di queste la critica non può scoprire i veri autori;
altre si trovano o citate, o anche in alcuni {loro}
esemplari, coi veri nomi, e nondimeno comunemente vanno sotto i nomi falsi,
perchè i veri son di persone poco note.
[4369,2] - Dans le ms. de Paris, qui, suivant
les critiques, est le plus ancien et le meilleur, l'ouvrage a pour titre
Διονυσίου Λογγίνου
περὶ ὕψους; mais dans l'index, qui est écrit de
la même main, comme le reste du ms. (qui contient en outre les problèmes
d'Aristote), on le qualifie
de Διονυσίου ἢ Λογγίνου περὶ ὕψους. Le cod.
vaticanus que Amati
appelle praestantissimus, donne dans cette
dernière forme le nom de l'auteur; et dans le ms. de la bibl.
laurentiane, l'inscript. porte
4370 Ἀνωνύμου
περὶ ὕψους.
*
Bull. de Férus. l. c. alla p. 4312. tom. 8. p. 11. art. 12. 1827.
juill. - Essendo incerto ἀνώνυμος l'autore di quel trattato, fu detto:
egli è di Dionisio d'Alicarnasso o di
Longino: non per altro se non
perchè nella media grecità questi furono i retori tecnici più conosciuti, i capi
del genere rettorico. Esempio insigne del modo con cui si procedeva in simili
attribuzioni: di Dionisio o di Longino: quasi vi fosse alcuna analogia
fra lo scrivere di Dionisio, autore del
1. secolo, e quel di Longino ch'è del
3. {+Intanto la Critica riconosce
manifestamente e senza molta fatica che quel trattato non può essere nè
dell'uno nè dell'altro. (Bull. ec. ibidem.)-}
Weiske e l'autore di un
libro pubblicato a Londra 1826. intitolato
Remarks on the supposed Dionysius Longinus,
riportano quel trattato al secolo d'Augusto. Amati
l'attribuisce veramente a Dionisio
d'Alicarnasso, non avendo osservata (come non l'ha nessun altro) la
vera ragione per cui i mss. parigini e vaticani hanno il nome di Dionisio; e che, oltre la {totale} differenza dello stile, quel trattato è contro
Cecilio calattino, il quale fu
amico di Dionisio Alicarnasseo, cosa
parimente non osservata da altri. {{V. p.
4440.}}
[4370,1] - Les amours de Cydippe et d'Acontius nous sont connues, surtout par les lettres qu'Ovide leur attribue dans ses
Héroïdes. Callimaque fut la
source où puisa Ovide
*
:
M. Buttmann (Ueber die Fabel der Kydippe. Sur la
fable de Cydippe, par Philippe Buttmann. Mémoir. de l'Acad. de Munich;
to. 9, ann. 1823-1824., partie philologiq., p. 199-216.) rassemble
et discute les fragmens de ce dernier
4371 poëte,
où il est question de Cydippe.
Cette fable, si nous en croyons le savant professeur, est identique avec
l'histoire de Ctesylla (sic) et d'Hermochares, rapportée par Antoninus Liberalis, et Nicander.
(Bull. etc. juill. 1827. t. 8. art. 34. p. 35.) - E
quante altre favole, o racconti appartenenti a tempi mitici o eroici, si trovano
ripetuti con diversi nomi e luoghi in diversi scrittori, non solo greci e
latini, ma anche greci solamente! - Codro, Eretteo ec. I Deci ec. -
[4371,1]
- Le combat de trente Bretons contre
trente Anglais, publié d'après les manuscrits de la
Bibliothèque du roi, par M. Crapelet, imprimeur.
Paris, 1827. Long-temps
l'authenticité de ce combat fut contestée, et on n'avait pu produire
jusqu'ici qu'un seul ms. de 1470, conservé dans la bibl. de
Rennes. L'heureuse découverte du récit en
vers du Combat des Trente, faite dans un
recueil de pièces mss. de la Bibl. du Roi, par le chev. de
Fréminville, donna lieu, en 1819, à une première publication d'un
nouveau document; mais il était important que le texte fût reproduit
avec la plus scrupuleuse exactitude. M. Crapelet a complété tout ce que laissait
désirer à cet égard la 1. édit. Il a fait suivre cette publication d'une
traduct. littérale du poëme et d'une autre relation du combat, extraite
des chroniques de Froissart. L'ouvrage est orné d'une planche
représentant le monument élevé en mémoire de ce combat, et les armoiries
des 30 chevv. bretons, dessinées d'après les armoriaux de la Bibl. du
Roi, et d'autres armoriaux particuliers et inédits.
*
(Ib. t. 8. p. 389 - 90. art. 407. octob. 1827.) -
V. nel Guicciardini
4372 ec. il famoso combattimento dei 10 italiani e 10
francesi all'assedio di Barletta sotto il Gran Capitano;
e quello di un Bavaro e di un italiano nel Giambullari, riferito nella
mia Crestomazia, p. 23. - Orazi e Curiazi ec. (9. Sett.
1828.).