30. Marzo. 1829.
[4477,1] La felicità si può onninamente definire e far
consistere nella contentezza del proprio stato: perchè qualunque massimo grado
di ben essere, del quale il vivente non fosse soddisfatto, non sarebbe felicità,
nè vero ben essere; e viceversa qualunque minimo grado di bene, del quale il
vivente fosse pago, sarebbe uno stato perfettamente conveniente alla sua natura,
e felice. Ora la contentezza del proprio modo di essere è incompatibile
coll'amor proprio, come ho dimostrato pp. 4191-92; perchè il vivente si
desidera sempre per necessità un esser migliore, un maggior grado di bene. Ecco
come la felicità è impossibile in natura, e per natura sua. (30. Marzo.
1829.).