19. Aprile 1821.
[956,1] La lingua greca va considerata rispetto all'italiana
nell'ordine di lingua madre, (o nonna) quanto ai modi, ma non quanto alle
parole. Dico quanto ai modi, massimamente per la sua conformità naturale o
somiglianza in questa parte colla lingua latina sua sorella, e madre della
nostra, e di più perchè gli scrittori latini, dal nascimento della loro
letteratura, modellarono sulla greca le forme della loro lingua, e così hanno
tramandata a noi una lingua formata in grandissima parte sui modi della greca.
Del che vedi un bell'articolo del Barone Winspear (Bibliot. Ital. t. 8. p. 163.) nello
Spettatore di Milano, 1. Settembre
1817. Parte italiana, Quaderno 83. p. 442. dal mezzo al fine della
pagina. E così pure, parte per lo studio immediato de' greci
esemplari, (del che vedi ivi p. 443. dal principio al mezzo) parte per lo studio
de' latini, e la derivazione della lingua italiana dalla latina, parte e
massimamente per una naturale conformità, che forse per accidente, ha la
struttura e costruzione della lingua nostra colla greca (come dice espressamente
la Staël nella B. Italiana
957 Vol. 1. p. 15. la costruzione gramaticale di quella lingua è
capace di una perfetta imitazione de' concetti
greci,
*
a differenza della tedesca della quale ha detto il
contrario), per tutte queste ragioni si trova una evidentissima e somma affinità
fra l'andamento greco e l'italiano, massime nel più puro italiano, e più nativo
e vero, cioè in quello del trecento. Da tutto ciò segue che la lingua greca,
come madre della nostra rispetto ai modi, sia e per ragione e per fatto
adattatissima ad arricchire e rifiorire la lingua italiana d'infinite e
variatissime forme e frasi e costrutti {(Cesari)} e idiotismi ec. Non così quanto
alle parole, che non possiamo derivare dalla lingua greca che non è madre della
nostra rispetto ad esse; fuorchè in ordine a quelle che gli scrittori o l'uso
latino ne derivarono, e divenute precisamente latine, passarono all'idioma
nostro come latine e con sapore latino, non come greche. Le quali però ancora,
sebbene incontrastabili all'uso dell'italiano, tuttavia soggiacciono in parte,
malgrado la lunga assuefazione che ci abbiamo, ai difetti notati da me p. 951-952. Che p. e. chi dice filosofia eccita un'idea meno sensibile di chi dice sapienza, non vedendosi in quella
parola e non sentendosi come in questa seconda, l'etimologia, cioè la
derivazione della parola dalla cosa, il qual sentimento è quello che produce la
vivezza ed efficacia,
958 e limpida evidenza dell'idea,
quando si ascolta una parola. (19. Aprile 1821.).