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12. Maggio 1821.

[1031,1]  Che la lingua italiana massimamente e proporzionatamente la spagnuola ancora e la francese, come spiegherò poi, sieno derivate dall'{antico} volgare latino, si dimostra non solo coi fatti {oscuri,} e coll'erudizione {recondita,} ma col semplice ragionamento sopra i fatti notissimi e certi, e sopra la natura delle cose. La lingua italiana è derivata dall'antica latina, e questo è palpabile. La lingua italiana è una lingua volgare. Ma nessuna lingua volgare deriva da una lingua scritta e propria della letteratura, se non in quanto questa lingua scritta partecipa della medesima lingua parlata, e parlata volgarmente. La lingua latina scritta differiva moltissimo dalla parlata, e ciò si rileva sì dall'indole del latino scritto che non poteva mai esser volgare, sì dalla testimonianza espressa di Cicerone. Dunque se la lingua italiana è derivata dalla latina, e la italiana non è semplicemente scritta o letterata, ma volgare e parlata, non può esser derivata dal latino scritto, ma è derivata dal latino volgare.
[1031,2]  Da che ci era un latino {volgare} assai differente dallo scritto, è costante che l'italiano volgare derivato dal latino, non può esser derivato dallo scritto, ma da quello volgare e parlato.
[1032,1]   1032 Questo ragionamento serve per tutte le lingue derivate dal latino, e per tutte quelle derivate da qualunque altra lingua antica, dove lo scritto differisse notabilmente dal parlato. Ma serve specialmente per l'italiano, ch'è la lingua volgare di quello stesso paese a cui fu naturale il latino.
[1032,2]  Qual lingua avrà parlato l'italia ne' secoli bassi? forse il latino scritto? Chi può credere quest'assurdità che i secoli barbari parlassero meglio de' civili? Forse le lingue de' popoli settentrionali, suoi conquistatori? 1. È noto e costante da testimonianze e osservazioni di fatto che questi popoli in luogo d'introdurre la loro lingua fra i conquistati, imparavano anzi e adoperavano quella di costoro. V. Andrès t. 2. p. 330.
[1032,3]  2. Di parole settentrionali ognuno sa quanto poche ne rimangano nell'italiano, e così pure nel francese e nello spagnuolo, e come il corpo, la sostanza, il grosso, il fondo principale e capitale di queste lingue, e massime dell'italiano, derivi dal latino, e sia latino.
[1032,4]  Dunque l'italia ne' secoli bassi parlò certamente il latino. Latino corrotto, ma latino. Qual latino dunque? Lo scritto no: dunque il volgare, cioè la sua lingua di prima, il suo volgare di prima. Giacchè la sua lingua, il suo volgare di prima, non era il latino  1033 scritto, nè poteva essere, ma il latino volgare. Anche questo volgare si sarà parlato corrottamente, ma la sostanza, il grosso ec. della lingua allora parlata, doveva esser quello di detto volgare, da che oggi il grosso dell'italiano è derivato dal latino, ed è latino.
[1033,1]  Comunemente pare che si supponga che s'interrompesse o affatto o quasi affatto l'uso volgare del latino in italia, restandone solo l'uso civile, religioso e letterario, e che da quest'uso, e dal latino scritto ec. rinascesse poi di nuovo l'uso di una lingua {volgare} latina, o derivata dal latino, cioè dell'italiana; e così questa venga ad essere derivata dal latino scritto, sia per mezzo del provenzale che nascesse prima dell'italiano, o per qualunque altro mezzo.
[1033,2]  Queste sono favole assurdissime e (oltre che non hanno alcun fondamento) contrarie alla natura delle cose.
[1033,3]  Dovunque il latino non è stato in uso se non come lingua civile, religiosa, scritta, letteraria ec. le lingue nazionali {e volgari} sono rimaste; e in luogo che dal latino scritto ec. derivasse e nascesse in questi luoghi una lingua figlia della latina, la lingua volgare ha per lo contrario scacciata la latina anche dalla scrittura, e dall'uso letterario e civile. In Germania,  1034 in Inghilterra, in Polonia dove ne' secoli bassi si usava il latino (ed in Polonia anche dopo), ma non mai come lingua parlata, e solo come civile, religiosa, letteraria; non vi è nata dal latino nessuna lingua; restano le antiche lingue nazionali, restano le lingue volgari; o vogliamo dire, restano le lingue derivate dalle dette naturali e volgari, e la latina è sparita dall'uso civile e dal letterario. {+Lo stesso dirò della Grecia, dove il latino fu introdotto solamente come lingua del governo ec. v. p. 982. p. 983. Lo stesso pure dell'italiano, dello Spagnuolo, del Francese, i quali parimente scacciarono la stessa lingua lor madre, dall'uso civile, politico, letterario. E questo si può vedere pure nell'esempio della lingua francese introdotta come civile ec. in Inghilterra per la conquista de' Normanni (v. p. 1011. fine); dell'arabica introdotta già nello stesso modo in parte della Spagna (Andrès 2. p. 263. - 273.), e poi similmente scacciate dalla letteratura e da ogni luogo. V. pure gli Ann. di Sc. e lett. num. 11. p. 29 - 32.} E così porta la natura delle cose, che non la lingua degli scrittori cambi quella del popolo, e s'introduca nel popolo, ma quella del popolo vinca quella degli scrittori, {i quali scrivono pure pel popolo e per la moltitudine;} non la scritta scacci la parlata, ma la parlata superi presto o tardi, ed uniformi più o meno la scritta a se medesima. {{V. p. 1062.}}
[1034,1]  Se la lingua gotica o qualunque altra lingua settentrionale o no, si fosse stabilita veramente in italia come lingua volgare e parlata, restando ancora la latina come scritta ec.; oggi noi parleremmo e scriveremmo quella o quelle tali lingue, e non una lingua derivata dalla latina.
[1034,2]  Ma accadendo il contrario è manifesto che la lingua volgare d'Italia, fu senza interruzione latina; e se fu tale senza interruzione fino a noi, dunque fu senza interruzione quel latino volgare più o meno alterato, che si parlava anticamente, e non già lo  1035 scritto; dunque noi oggi parliamo una lingua derivata da esso volgare, e il cui fondo capitale appartiene, anzi è lo stesso che quello dell'antico volgare latino.
[1035,1]  Discorro allo stesso modo dello Spagnuolo e del francese. Se queste lingue {sono volgari, e} derivano dal latino, dunque dal latino parlato, e non dallo scritto; dunque dal latino volgare; dunque la lingua latina si stabilì nella Spagna e nella Francia come lingua parlata, e non solamente come lingua civile, governativa, letteraria (e così è infatti, e nella lingua francese restano pochissime parole Celtiche, nella spagnuola nessun vestigio dell'antica lingua di Spagna: Andrès, 2. 252.); dunque il volgare latino più o meno alterato da mescolanza straniera, si mantenne senza interruzione in Ispagna e in Francia (siccome in Valacchia) dalla sua prima introduzione, sino al nascimento delle lingue spagnuola e francese, e per mezzo di queste sino al dì d'oggi. Dell'antica origine della presente lingua spagnuola, e come i più vecchi monumenti che ne restano, siano, come quelli della lingua provenzale, francese ec. conformissimi al latino, v. un esempio recato in quella lingua dall'Andrès 2. 286. fine.
[1035,2]  Conchiudo. Se la lingua italiana, ch'è volgare, è derivata dal latino, ella dunque non può essere  1036 derivata dal latino scritto sì diverso dal parlato, ma dirittamente viene dall'antico volgare latino, ed è nella sostanza e nel suo fondo principale, lo stesso che il detto volgare. E lo è per la circostanza della località (lasciando ora le prove di fatto e di erudizione) più di quello che lo siano lo spagnuolo e il francese. Questo ragionamento però vale per qualunque lingua derivata sì dal latino, sì da qualunque altra lingua antica: e ciascuna lingua moderna derivata da qualunque lingua antica, è derivata dal volgare di essa lingua, e non dallo scritto. Che se la lingua tedesca, a detta del Tercier, è fra tutte ec. v. p. 1012. principio, questo accade perchè la lingua antica teutonica scritta, come lingua incolta, o non bene determinata e formata alla scrittura, come lingua illetterata ancorchè scritta, pochissimo o nulla differiva dalla parlata e volgare. Ma altrettanta e forse maggiore uniformità si vedrebbe fra l'italiano e l'antico volgare latino, se di questo si avesse maggior notizia. E dico maggiore uniformità non senza ragione di fatto, considerando la molta differenza che passa poi realmente fra l'odierno tedesco e il teutonico (Andrès 2. 249. - 254.); e la somma rassomiglianza che io in molti luoghi ho cercato di provare, fra l'italiano,  1037 e il latino volgare antico. Così che la lingua italiana in vece di essere la più moderna di tutte le viventi Europee, come pretendono, (Andrès, 2. 256. e passim) si verrebbe a conoscere o la più antica, o delle più antiche, perdendosi l'origine di essa, e del suo uso, (non mai nel seguito interrotto, sebbene alterato) nella oscurità delle origini dell'antichissimo e primo latino. A differenza dello spagnuolo e del francese, perchè in queste nazioni l'uso del volgare latino, fu certo molti e molti secoli più tardo che in italia. (12. Maggio 1821.).