13. Maggio 1821.
[1040,1]
Alla p. 1016.
In ogni modo le parole greche che si trovano nell'uso familiare e popolare,
italiano o francese, (massime se non si trovano presso gli scrittori latini) non
possono esser derivate se non dall'antico volgare latino, da qualunque parte
esso le abbia ricevute, o dalla Grecia direttamente,
{e ab antico, per qualunque mezzo;} o da un'origine
comune con quella della lingua greca, ovvero dalle colonie greche
d'italia o delle Gallie, o da
qualunque
1041 comunicazione avuta colla lingua greca.
Come infatti le dette parole avrebbero potuto pervenire a noi, senza passare pel
volgare latino? Quando la lingua greca si spense nelle
Gallie assai per tempo, e così pure in
italia (sebben forse più tardi p. e. in
Sicilia, che nelle Gallie); ed
all'incontro il volgare latino stabilitosi in detti luoghi, {ha durato} con maggiore o minore alterazione, e dura dal suo
stabilimento fino ad oggidì? In qualunque maniera dunque, le parole greche che
oggi sono volgari (non dico le scientifiche, o proprie
de' soli scrittori) nell'italiano {o} nel francese, (e
così nello spagnuolo); quelle che appartengono propriamente a queste lingue, e
possono considerarsi come loro primitive; dovettero essere necessariamente
nell'antico volgare latino, che sta di mezzo fra l'uso del greco in alcuni paesi
d'italia o di Francia, e l'uso
dell'italiano o del francese: in maniera che le dette parole hanno dovuto
passare necessariamente pel detto canale, e quindi appartenere all'antico
volgare latino. Nè dopo la grande e principale alterazione di questo volgare, e
il nascimento de' volgari moderni che ne derivano,
l'italia o la Francia hanno
avuto colla lingua greca, (e massime coll'antica, o anche antichissima, alla
quale appartengono parecchie delle dette parole o modi)
1042 comunicazione veruna sufficiente a introdurre nel nostro uso quotidiano, {e comune} parole e modi greci,
e spesso di prima necessità, {o di frequentissimo uso;
qualità} osservatissima dagli etimologisti filosofi, e di gran rilievo
presso loro.
[1042,1] Resta dunque inconcusso il mio discorso, e la mia
proposizione, che le parole o modi italiani o francesi o spagnuoli, che derivano
dal greco, che spettano all'uso volgare, al capitale antico, primitivo, proprio
di dette lingue, che non si trovano presso gli scrittori latini, debbono essere
stati indispensabilmente ed esserci venuti dal volgare antico latino, derivando
le dette lingue dal latino, anzi da esso volgare, e non potendo aver preso
nessuna parola o modo volgare, o primitivo loro, immediatamente dalla lingua
greca.
[1042,2] Il qual discorso, se si tratta di parole o modi
italiani, ha la sua piena forza, e dimostra l'esistenza di dette parole o modi
nell'antico volgare latino proprio,
cioè in quello che si parlava anticamente in italia.
Trattandosi di parole francesi, lo può solamente dimostrare, rispetto all'antico
volgare latino che si parlava nelle Gallie, il quale
poteva differire alquanto (e certo differiva, come dialetto) da quello parlato
in Roma o in italia. Vale a dire
che in quel volgare, vi poteva essere qualche parola o modo greco, derivato
dalle colonie greco-galliche, il quale non
1043 si
trovasse nel volgare latino di Roma, o
d'italia. {+Massimamente se le dette parole non si trovano oggi se non se nella lingua
francese, e se mancano all'italiana.} E così anche viceversa, se
qualche parola greca passò in quest'ultimo volgare dalle Colonie greco-italiane,
{o da altra comunicazione coi greci viaggiatori ec.
ec.} dopo l'introduzione del volgare latino nelle
Gallie. (13. Maggio 1821.). {+Giacchè le altre parole greche introdotte
già nel latino prima di quel tempo, ancorchè venute dalle colonie greche
d'italia, non fa maraviglia se passarono col
latino anche in Francia ed altrove.}