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26. Maggio 1821.

[1087,1]  Alla p. 1080 marg. Lo stesso diremo delle costituzioni, de' regolamenti, delle legislazioni, de' governi, degli statuti (o pubblici o particolari di qualche corpo o società ec.); i quali per ottimamente e minutamente formati che possano essere, e dagli uomini i più esperti e previdenti, non può mai fare che nella pratica non soggiacciano a più o meno inconvenienti;  1088 che non s'incontrino dei casi dalle dette legislazioni ec. non preveduti, o non provveduti, o non potuti prevedere o provvedere; e che anche supposto che il tutto fosse provveduto, e preveduto tutto il possibile, la pratica non corrisponda perfettamente all'intenzione, allo spirito e alla stessa disposizione dei detti stabilimenti. Insomma non v'è ordine nè disposizione nè sistema al mondo, così perfetto, che nella sua pratica non accadano molti inconvenienti, e disordini, cioè contrarietà con esso ordine. Ed uno degli errori più facili e comuni, e al tempo stesso principali, è di credere che le cose, come vanno, così debbano andare, e così sieno ordinate perchè così vanno; e dedurre interamente l'idea di quel tal ordine o sistema, da quanto spetta ed apparisce nel suo uso, andamento, esecuzione ec. Nella quale non possono mancare moltissimi accidenti e sconvenienze, non per questo imputabili al sistema. Accidenti e sconvenienze che sono molto maggiori, e più gravi e sostanziali, e più numerose nei sistemi, ordini, {macchine} ec. che son opera dell'uomo (per ottima che possa essere), artefice tanto inferiore alla natura e per arte e per potenza. Maggiori però e più numerosi proporzionatamente, cioè rispetto alla piccolezza e poca importanza,  1089 durata ec. di detti sistemi umani, paragonati colla immensità ec. del sistema della natura. Nel quale, assolutamente parlando, possono occorrere e occorrono inconvenienti accidentali molto maggiori e numerosi che in qualunque sistema umano, sebbene assai minori relativamente. (26. Maggio 1821.)