Navigation Settings

Manuscript Annotations:
interlinear {...}
inline {{...}}
attached +{...}
footnote #{...}
unattached {...}
Editorial Annotations:

Correction Normalization

6. Giugno 1821.

[1140,1]   1140 Alla p. 1115. E perchè meglio si veda la differenza reale tra i frequentativi e i continuativi, ogni volta che questi verbi erano usati dagli scrittori, secondo il loro valor proprio, consideriamo quel passo di Virgilio (Aen. 2. 58. seq.) dove dice Enea che salì alla sommità della reggia di Priamo assediata da' Greci:
Evado ad summi fastigia culminis: unde
Tela manu miseri iactabant irrita Teucri. *

Per poco che s'abbia l'orecchio avvezzo al latino, facilmente si vede come impropria e debole in questo luogo sarebbe la parola iaciebant invece di iactabant. Ma quanto male vi starebbe anche iactitabant, cioè il frequentativo di iacere, si vedrà ponendo mente che detta parola avrebbe significato lanciare spesso, ed anche languidamente; laddove iactabant, continuativo, significa lanciavano assiduamente, e a distesa senza veruna intermissione. E così questo verbo riesce proprissimo, ed ottimamente quadra al bisogno. E l'azione qui viene ad essere continuativa, e non frequentativa, che è troppo poco ad una resistenza ostinata quale Virgilio voleva esprimere. Vedi dunque la differenza fra il continuativo e il frequentativo, e se iactare sia frequentativo come dicono i gramatici. Nè mi si dica che Virgilio voleva esprimere una resistenza debole e inutile, e però volle usare una parola che esprimesse certo languore di azione. Debole e inutile,  1141 rispetto alle forze superiori de' greci, non già debole rispetto alle forze degli assediati, anzi tanta quanta più si poteva. {+E Virgilio vuol descrivere una resistenza quanto più vana, tanto più disperata.} E così quel miseri {e quell'irrita} che esprimono l'inutilità della resistenza fanno un bello e vivo contrapposto collo iactabant che esprime lo sforzo, l'infaticabilità, l'affanno, l'ostinazione, {la ferocia, la fermezza, la} pienezza della resistenza, e rende questo luogo sommamente espressivo in virtù della proprietà delle parole, al solito di Virgilio. La qual bellezza, e la piena forza {e il vero senso} di questo verbo nel detto luogo e in altri simili, come ancora di altri tali verbi in tali usi, e le bellezze d'altri siffatti luoghi, non credo che sieno state mai sentite da nessun moderno, per non essersi mai posto mente alla {vera} proprietà, {alla propria forza, natura, indole} di questo genere di verbi che chiamo continuativi. Servio spiega, Iactabant: Spargebant, quasi nihil profutura * , senso che non ha che far niente con quello che abbiamo osservato, e che deriva dal credere iactare un verbo tra frequentativo e diminutivo, come iactitare o presso a poco; e che tuttavia credo essere il senso nel quale questo e mille altri luoghi simili ed analoghi sono stati e sono intesi da tutti. (6. Giugno 1821.). {{V. p. 2343.}}