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6-8. Giu. 1821.

[1142,1]   1142 Alla p. 1109. Fra' quali da depositus di deponere il verbo depositare o dipositare italiano, e lo spagnuolo depositar e il latinobarbaro depositare, verbo che continua quanto si può l'azione del deporre, significando il deporre una cosa che non si debba ripigliare così tosto, o il deporla raccomandandola, e commettendola alla fede, o ponendo in cura e custodia altrui, che ognun vede essere azione più lunga del deporre, e quanto il deporre sia più semplice. {+Il Glossario latino barbaro ha similmente assertare ec. da assertus ec. usitare frequentativo ec. da usus ec. conservato in italiano, come pure il suo participio in francese ec. V. il detto Glossar.}
[1142,2]  Molti di così fatti verbi che si stimano di origine {o} barbara o recente, e nati ne' tempi della bassa latinità, o ne' principii delle lingue nostre, io credo che sieno antichi continuativi {latini} o perduti o non ammessi nell'uso de' buoni scrittori, e pervenuti alla lingue nostre mediante il latino volgare. Portiamone alcune prove.
[1142,3]  Versare è continuativo di vertere dal suo participio versus. Il Forcellini lo chiama frequentativo. E io domando se {in} questi esempi ch'egli adduce (v. gli esempi del primo §.) versare importa frequenza o continuazione. E così quando Orazio disse
Vos exemplaria graeca Nocturna versate manu, versate diurna *
facilmente si vede che dicendo vertite avrebbe detto assai meno, {e significata l'assiduità molto impropriamente.}
Così discorrete del passivo versari che  1143 significa un'azione o passione della quale non so qual possa essere di sua natura più continua. Così di conversari, {adversari} ec. Da versare o da transversus {participio} di transvertere, deriva transversare, e da questo il traversare, l'attraversare, e l'intraversare italiano, il francese traverser, e lo spagnuolo travessar e atravessar. Ma il verbo transversare escluso dagli onori del Vocabolario sta relegato ne' Glossari, come in quello del Du Cange che l'interpreta transire, trajicere; e il Forcellini lo rigetta appiè del suo Vocabolario nello spurgo delle voci trovate senza autorità competente ne vecchi Dizionari latini, e lo spiega transverse ponere. Nè la recente Appendice al Forcellini lo toglie di quel posto o lo ricorda in veruna guisa. Ora ecco questa parola barbara in un gentilissimo poemetto o idillio del secolo di Augusto o del susseguente, dico in quel poemetto che s'intitola Moretum, (attribuito da alcuni a Virgilio, da altri ad un A. Settimio Sereno o Severo, poeta Falisco del tempo de' Vespasiani) ad imitazione del quale, (cosa finora, ch'io sappia, non osservata) il nostro Baldi scrisse il famoso Celeo, dove quasi traduce i primi versi del poemetto latino. Dice dunque l'autore d'esso poemetto  1144
Contrahit admistos nunc fontes atque farinas;
transversat durata manu, liquidoque coactos
Interdum grumos spargit sale. *
(v. 45. seqq.)

Cioè vi passa e ripassa sopra colla mano, attraversa quella pasta già sodetta colla mano. Ecco dunque il verbo transversare, e le nostre parole ec. di origine antica, e latina pura. {Potrebbe darsi che transversare volesse dire a un dipresso versare, cioè rivolgere e dimenare fra le mani. Nondimeno la spiegazione che danno il Gloss. e il Forcell. a transversare, la prep. trans, e il significato della voce transversus ec. par che confermino la mia interpretazione. C'è anche il verbo transvertere di cui v. Forcell. e di cui transversare par che debba essere il continuativo.}
[1144,1]  Tiriamo innanzi con altro esempio. Da arctus o arcitus antico participio di arcere preso nel significato di coercere, continere (del quale v. Festo e il Forcellini che ne dà buoni esempi), viene il continuativo arctare che significa stringere constringere, non già momentaneamente come quando stringiamo la mano ad uno; ma stringere continuatamente, ed in modo che l'azione dello stringere non sia un puro atto, ma un'azione. O da artare, o da coercere deriva il verbo coarctare che significa ne' buoni scrittori latini ristringere. Ma ne' Glossari latinobarbari questo verbo si trova in significato di costringere o forzare, e in questo senso l'adoperò Paolo giureconsulto l'esempio del quale è registrato negli stessi vocabolari latini: e in questo senso assai più che in quello di ristringere (oggi, si può dire dimenticato) s'adopera in italia coartare e coartazione, quantunque la Crusca non dia questo significato a coartare,  1145 e dandolo a coartazione, s'inganni credendo che nell'unico esempio che riporta, questa parola sia presa in detto senso, giacchè v'è presa nel senso di restrizione; conforme ha dimostrato il Monti (Proposta ec. alla voce Coartazione. vol. 1. par. 2. p. 166.). Il quale condanna come barbare le parole coartare e coartazione prese in forza di Costrignimento, Sforzamento. Ora io credo che questo significato non sia nè barbaro in italiano, nè moderno nel latino, ma antico ed usitato nel latino volgare, quantunque non ammesso nelle {buone} scritture.
[1145,1]  Primieramente osservo che coarctare è continuativo di coercere, e coercere, come ognun sa, ha ne' buoni latini un significato metaforico (più comune forse del proprio) che somiglia molto a quello di forzare. Anzi alcuni gramatici gli danno {anche} questo significato, sebbene sopra autorità incompetente, cioè quella del libricciuolo de progenie Augusti attribuito a Messala Corvino, dove si legge: Superatos hostes Romę cohabitare coercuit, * cioè costrinse. Il quale libretto sebbene dagli eruditi è creduto apocrifo, e dell'età mezzana, tuttavia non è forse d'autorità nè di tempo inferiore a molti e molti altri che sono pur citati nel Vocabolario latino. Laonde, se coercere  1146 significava forzare, o cosa somigliante, è naturalissimo che il suo continuativo coarctare avesse, almeno nel volgare latino, lo stesso o simile significato.
[1146,1]  In secondo luogo osservo che la metafora dallo stringere al forzare è così naturale che si trova e nel latino stesso, e (lasciando le altre) in tutte le lingue che ne derivano. Quae tibi scripsi, primum, ut te non sine exemplo monerem: deinde ut in posterum ipse ad eandem temperantiam adstringerer, cum me hac epistola quasi pignore obligavissem * , dice Plinio minore (l. 7. ep. 1.). Che altro vuol dire se non costringersi forzarsi, obbligarsi (com'egli poi spiega) alla temperanza? Altri usi di adstringere {+(e parimente di obstringere, constringere, e del semplice stringere latino)} similissimi a quelli di forzare sono noti ai gramatici. E cogere che {in senso} metaforico {(più comune ancora del proprio)} significa forzare, ed è contrazione di coagere, che altro significa propriamente se non se in unum colligere, congregare, condensare, spissare, colligare, constringere? Il suo continuativo coactare si adopra pure da Lucrezio nel significato di forzare. Presso noi stringere, astringere, costringere,  1147 oltre i significati propri hanno anche il metaforico di sforzare. Presso i francesi astreindre e contraindre si sono talmente appropriato il detto senso, che astreindre manca del primitivo significato di stringere, e {in} contraindre si considera questa significazione propria, come figurata. {+Il che avviene ancora al secondo e terzo dei detti verbi italiani.} Presso gli spagnuoli apretar che significa stringere, vale ancora comunemente hacer fuerza, ossia sforzare; {+e constreñir o costreñir (da estreñir che significa stringere) non serba altro significato che di sforzare. Estrechar ha quello di stringere per significato proprio e comune, e quello di costringere o sforzare per metaforico.} Il legare è una maniera di stringere. Ora, lasciando le significazioni metaforiche del latino obligare, somiglianti a quelle di forzare, {# (1.) Secondo il Forcellini il verbo obligari si trova in Ovidio nel significato espresso di cogi iuberi, come in italiano si dice essere obbligato a fare ec. Ma il Forcellini s'inganna. Ecco il passo di Ovidio col necessario accompagnamento de' versi circostanti, laddove il Forcellini riporta un verso solo (Trist. 1. el. 2. v. 81. seqq.)
Quod faciles opto ventos, (quis credere possit?)
Sarmatis est tellus quam mea vota petũt.
Obligor, ut tangam laevi fera litora Ponti;
Quodque sit a patria tani fuga tarda queror.
*
Obligor qui non significa cogor, iubeor come dice il Forcellini, e come pare, se si recita questo verso solo, conforme fa egli; ma vuol dire fo voti, {+mi obbligo io stesso con voti, e non già sono costretto;} ed è come dire obligor votis (giacchè questo apparisce dal contesto, e dalla parola vota del verso antecedente), locuzione dello stesso genere di quelle di Cic. obligare militiae sacramento, obligare {{sempiterna}} religione, obligare scelere; e di Livio obligari foedere; e di Orazio obligare caput suum votis. {{In Orazio però ha la significazione di devovere ec. Vedilo 2. 8. v. 5. Od. V. p. 2246.}}}
in italiano, in francese,  1148 in ispagnuolo ognuno sa che obligare, obliger, obligar si adopra continuamente nell'espresso significato di costringere. Mi par dunque ben verisimile che il verbo coarctare (continuativo di coercere), oltre il senso proprio di ristringere, avesse anche, non solo nella bassa latinità, ma nell'antico volgare latino, il senso di forzare. (6-8. Giu. 1821). {{V. p. 1155.}}