17. Giugno 1821.
[1179,1] Non è verisimile che la lingua chinese si sia
conservata la stessa per sì lunga serie di secoli, a differenza di tutte le
altre lingue. Eppure i suoi più antichi scrittori s'intendono mediante le stesse
regole appresso a poco, che servono ad intendere i moderni. Ma la cagione è che
la loro scrittura è indipendente quasi dalla lingua, come ho detto altrove pp.
944-45, e (come pure ho detto p. 1019) la lingua
chinese potrebbe perire, e la loro scrittura conservarsi e intendersi nè più nè
meno. Così dunque io non dubito che la loro antica lingua, malgrado
l'immutabilità straordinaria di quel popolo, se non è perita, sia certo
alterata. Il che non si può conoscere, mancando monumenti dell'antica lingua,
benchè restino monumenti dell'antica scrittura. La quale ha patito bensì
anch'essa, e va soffrendo le sue diversificazioni; ma i caratteri (indipendenti
dalla lingua nel chinese) non essendo nelle mani e nell'uso del popolo, (massime
nella china,
1180 dove l'arte di
leggere e scrivere è sì difficile) conservano molto più facilmente le loro forme
essenziali e la loro significazione, di quello che facciano le parole che sono
nell'uso quotidiano e universale degl'idioti e de' colti, della gente d'ogni
costume, d'ogni opinione, d'ogni naturale, d'ogni mestiere, d'ogni vita, e
accidenti di vita. {+(A questo proposito
ecco un passo di Voltaire portato
dal Monti
Proposta ec. vol. 2. par. 1. p. 159.
Quasi tutti i vocaboli che frequentemente
cadono nel linguaggio della conversazione, ricevono molte
digradazioni, lo svolgimento delle quali è difficile: il che ne'
vocaboli tecnici non accade, perchè più preciso e meno
arbitrario è il loro significato
*
.)} E
lo vediamo pur nel latino, perduta la lingua, e conservati i caratteri, quanto
alle forme essenziali, e al valore. {Così nel greco
ec.} Ora nella China, conservato {l'uso, la forma, e il significato de' caratteri
antichi,} è conservata la piena intelligenza delle antiche scritture,
quando anche oggi si leggessero {con parole e} in una
lingua tutta diversa da quella in cui gli antichi Chinesi le leggevano.
(17. Giugno 1821.).