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29. Giugno, dì di S. Pietro. 1821.

[1238,2]  Già non accade avvertire che tali parole universali in europa, non riuscirebbero nè nuove, nè per verun conto più difficili, oscure, incerte ai lettori italiani, di quello riescono agli stranieri, non ostante che in italia non sieno riconosciute per proprie della lingua, cioè per voci pure, nè ammesse ne' Vocabolari. E di questo è cagione 1. l'uso giornaliero  1239 del parlare italiano, il quale vorrei che non avesse altro di forestiero e di barbaro, che l'uso di siffatte parole. 2. l'uso di molti scrittori italiani moderni, i quali parimente vorrei che non meritassero altro rimprovero fuorchè di avere adoperato tali voci. 3. l'intelligenza e l'uso del francese, familiare agl'italiani come agli altri, dal qual francese son derivate, o nel quale son ricevute e comuni, e per via e mezzo del quale ci sono ordinariamente pervenute o tutte o quasi tutte simili parole. Circostanza notabile e favorevolissima all'introduzione di tali voci in nostra lingua, mentre quasi tutte le moderne cognizioni, colle voci loro appartenenti, ci vengono pel canale di una lingua sorella, e già ridotte in forma facilmente adattabile al nostro idioma, massime dopo averci familiarizzato l'orecchio mediante l'uso fattone da essa lingua 1o. sì comune in italia {e per tutto,} 2o. sì affine alla nostra (29. Giugno, dì di S. Pietro. 1821.).