17. Luglio 1821.
[1337,1]
Alla p. 1312
marg. Per l'indeterminato può servir di esempio Virg.
En. I. 465. Sunt lacrimae rerum: et mentem mortalia
tangunt.
*
Quanto all'irregolare, abbiamo veduto
p. 1322. - 28. e nel
pensiero superiore, che
l'eleganza {propriamente detta} deriva sempre dal
pellegrino e diviso dal comun favellare, il che per un verso o per un altro è
sempre qualcosa d'irregolare, sia perchè quella parola è forestiera, e quindi è,
non dirò contro le regole, ma irregolare, o fuor delle regole l'usarla; sia
perchè quel modo è nuovamente fabbricato comunque si voglia ec. Ed osservate
che, escluso sempre l'eccesso, il quale produce il contrario dell'eleganza,
dentro i limiti di quella irregolarità che può essere elegante, la eleganza
maggiore o minore, è bene spesso e si sente, in proporzione della maggiore o
minore irregolarità. Ciò non solo quanto alla lingua, ma allo stile ec.
Nell'ordine non v'è mai eleganza propriamente detta. Vi sarà armonia, simmetria
ec. ma l'eleganza nel puro e rigoroso ordine non può stare. Nè vi può star la
natura, ma la ragione, che l'ordine è sempre segno di ragione in qualunque cosa.
(17. Luglio 1821.)