18. Luglio 1821.
[1341,1] In somma il principio delle cose, e di Dio stesso, è
il nulla. Giacchè nessuna cosa è assolutamente necessaria, cioè non v'è ragione
assoluta perch'ella non possa non essere, o non essere in quel tal modo ec. E
tutte le cose sono possibili, cioè non v'è ragione assoluta perchè una cosa
qualunque, non possa essere, o essere in questo o quel modo ec. E non v'è
divario alcuno assoluto fra tutte le possibilità, nè differenza assoluta fra
tutte le bonta[bontà] e perfezioni
possibili.
[1341,2] Vale a dire che un primo ed universale principio
delle cose, o non esiste, nè mai fu, o se esiste o esistè, non lo possiamo in
niun modo conoscere, non avendo noi nè potendo avere il menomo
1342 dato per giudicare delle cose avanti le cose, e
conoscerle al di là del puro fatto reale. Noi, secondo il naturale errore di
credere assoluto il vero, crediamo di conoscere questo principio, attribuendogli
in sommo grado tutto ciò che noi giudichiamo perfezione, e la necessità non
solamente di essere ma di essere in quel tal modo, che noi giudichiamo
assolutamente perfettissimo. Ma queste perfezioni, son tali solamente nel
sistema delle cose che noi conosciamo, vale a dire in un solo dei sistemi
possibili; anzi solamente in alcune parti di esso, in altre no, come ho provato
in {tanti} altri luoghi: e quindi non sono perfezioni
assolutamente, ma relativamente: {+nè
sono perfezioni in se stesse, e separatamente considerate, ma negli esseri
a' quali appartengono, e relativamente alla loro natura, fine ec. nè sono
perfezioni maggiori o minori di qualunque altra ec. e quindi non
costituiscono l'idea di un ente assolutamente perfetto, e superiore in
perfezione a tutti gli enti possibili; ma possono anche essere imperfezioni,
e talora lo sono, pure relativamente ec.} Anche la necessità di
essere, o di essere in un tal modo, e di essere indipendentemente da ogni
cagione, è perfezione relativa alle nostre opinioni ec. Certo è che distrutte le
forme Platoniche preesistenti alle cose, è distrutto Iddio. (18. Luglio
1821.).