17[18]. Luglio 1821.
[1342,1] Il nostro gli, il nostro
gn, e simili suoni, sono distinti da tutti gli
altri, e volendo esattamente rappresentarli converrebbe farlo con caratteri
particolari e distinti. Giacchè il gli, benchè
partecipi del suono di g e di l, ne partecipa come
1343 suono affine, alla
maniera di tanti altri, che pur si distinguono da' loro affini, con caratteri
propri; ma in realtà non è nè g, nè l, e non contiene precisamente nessuno dei due, ed è
una consonante distinta, ed unica, quando anche si voglia chiamare composta,
come la z. {+La
quale sarebbe male espressa con ts o ds ec. Così la f è
differente dal p, quantunque sia composta di
questo suono, e di un'aspirazione o soffio, e i greci anticamente
l'esprimessero col carattere del p, e con quello dell'aspirazione, cioè
H.} Quel suono che contiene veramente il g e
la l, è quello della nostra parola Inglese, o del francese aigle, anzi generalmente del francese gl,
ben diverso dal nostro gli. Tuttavia si può lodare,
l'avere {(per maggior semplicità dell'alfabeto)}
rappresentato questo suono, co' due caratteri, del suono de' quali partecipa; il
che dimostra la sottigliezza con cui s'è analizzata la voce articolata, fino a
decomporre parecchi suoni che non equivalgono precisamente a verun altro. Questa
lode però spetta particolarmente alla lingua italiana, giacchè i francesi
esprimono il detto suono con due ll, e così gli
spagnuoli. Carattere insufficiente, e male appropriato, e che dimostra minor
sottigliezza di analisi. {+V. p. 1345. capoverso
2.[1346,2]} Nel qual
proposito mi piace di riferire quello che dice M. Beauzée
(Encycl. méthod. in H.), parlando di
un altro carattere, cioè dell'h. Il semble qu'il
auroit été plus raisonnable de supprimer de
*
1344
notre
orthographe tout caractere muet; et celle des Italiens doit par-là
même arriver plutôt que la nôtre à son point de perfection, parce
qu'ils ont la liberté de supprimer les H
muetes.
*
La mia osservazione ancora può molto
servire a mostrare quanto la scrittura materiale italiana {e
il suo sistema} sia più filosofico, e al tempo stesso più naturale che
forse qualunque altro. Puoi vedere la p.
1339. (17.[18] Luglio
1821.)
{+Il gl, il gn ec. hanno parte di g e parte di l, {ec.} ma non contengono queste due lettere intere, e non sono
nè l'una nè l'altra. Sono dunque vere lettere proprie, e non doppie,
perchè non è doppio quello che ha due metà. Così dico della z. Non così l'x, che
contiene due lettere intere, e non è che una cifra, ossia un carattere
(e non lettera) doppio.}