26. Luglio 1821.
[1391,1] Ho detto in un pensiero a parte p.
1055 come l'incredulità spesso derivi da piccolezza di spirito.
Aggiungo ora com'ella viene assai spesso da ostinazione, non solo di volontà, ma
anche di spirito, il che è segno della sua piccolezza, la quale influisce poi
anche sulla volontà e sulle determinazioni. È assai comune il vedere
1392 una persona ostinarsi immobilmente a negare una
verità di fatto, o affermare una falsità di fatto, senza mai lasciarsi entrar
nella mente un solo sospetto di potersi essere ingannato nel vedere ec. ec.
Insomma l'incredulità bene spesso, anzi il più d'ordinario, non deriva se non da
somma e stoltissima credulità. Per la credulità il piccolo spirito si persuade
siffattamente della verità e certezza de' suoi principii, del suo modo di vedere
e giudicare, delle impossibilità ch'egli concepisce ec. che tutto quello che vi
ripugna, gli sembra assolutamente falso, qualunque prova v'abbia in contrario;
perchè la credulità che immobilmente lo attacca alle precedenti sue idee, lo
stacca dalle nuove, e lo fa incredulissimo. E così l'eccesso di credulità causa
l'eccesso d'incredulità, e impedisce i progressi dello spirito ec. Gli uomini
più persuasi d'una cosa, sono i più difficili a persuadersi, se non si tratta di
persuasioni affatto consentanee alle sue prime ec. V. se vuoi, la p. 1281. principio. (26.
Luglio 1821.).