27. Luglio. 1821.
[1393,1]
1393 A volere che il ridicolo primieramente giovi,
secondariamente piaccia vivamente, e durevolmente, cioè la sua continuazione non
annoi, deve cadere sopra qualcosa di serio, e d'importante. Se il ridicolo cade
sopra bagattelle, e sopra, dirò quasi, lo stesso ridicolo, oltre che nulla
giova, poco diletta, e presto annoia. Quanto più la materia del ridicolo è
seria, quanto più importa, tanto il ridicolo è più dilettevole, anche per il
contrasto ec. Ne' miei dialoghi io cercherò di portar la commedia a quello che
finora è stato proprio della tragedia, cioè i vizi dei grandi, i principii
fondamentali delle calamità e della miseria umana, gli assurdi della politica,
le sconvenienze appartenenti alla morale universale, e alla filosofia,
l'andamento e lo spirito generale del secolo, la somma delle cose, della
società, della civiltà presente, le disgrazie e le rivoluzioni e le condizioni
del mondo, i vizi e le infamie non degli uomini ma dell'uomo, lo stato delle
nazioni ec. E credo che le armi del ridicolo, massime in questo {ridicolissimo e} freddissimo tempo, e anche per la loro
natural forza, potranno giovare più di quelle della passione, dell'affetto,
dell'immaginazione dell'eloquenza; e anche più di quelle del ragionamento,
1394 benchè oggi assai forti. Così a scuotere la mia
povera patria, e secolo, io mi troverò avere impiegato le armi dell'affetto e
dell'entusiasmo e dell'eloquenza e dell'immaginazione nella lirica, e in quelle
prose letterarie ch'io potrò scrivere; le armi della ragione, della logica,
della filosofia, ne' Trattati filosofici ch'io dispongo; e le armi del ridicolo
ne' dialoghi e novelle Lucianee ch'io
vo preparando.
Iliaci cineres, et flamma extrema meorum,
Testor, in occasu vestro, nec tela, nec ullas
Vitavisse vices Danaum; et, si fata fuissent,
Ut caderem, meruisse manu * (Virg. Aen. 2. 431. seqq.). (27. Luglio. 1821.).
Iliaci cineres, et flamma extrema meorum,
Testor, in occasu vestro, nec tela, nec ullas
Vitavisse vices Danaum; et, si fata fuissent,
Ut caderem, meruisse manu * (Virg. Aen. 2. 431. seqq.). (27. Luglio. 1821.).