7. Agosto 1821.
[1460,1]
1460 L'impero che il Cristianesimo ha per tanti secoli
esercitato (e prima e dopo il risorgimento della civiltà) tanto sugli animi, le
opinioni, i costumi privati e pubblici, quanto sul temporale degli stati, e
sulla politica universale del mondo Cristiano, e generalmente insomma sulla vita
umana, è stato quasi un impero della filosofia, uno stabilimento di potenza
filosofica, un'influenza, una superiorità generale acquistata nel mondo dalla
ragione sulla natura, le naturali illusioni ec. e dallo spirito sopra il corpo.
Stabilimento originato da quell'epoca metafisica che produsse il Cristianesimo,
e durato per le circostanze dei lumi e degl'intelletti, e per la forza
dell'abito ec. Allora il mondo era quasi una repubblica filosofica, o piuttosto
uno stato soggetto ad un intollerante, universale, stretto, potente dispotismo
della filosofia, riconosciuto da tutti per giusto, o per invincibile, benchè
tutta la sua forza (al solito delle tirannie, e quasi d'ogni genere di governi)
stesse nell'opinione. Il Papa rispettato e temuto da tutti i privati e da tutti
i principi Cristiani, {+un inerme,
un povero, da armati e da ricchi,} era il vero capo di una
repubblica filosofica. Basta considerare quella cerimonia
1461 della sua coronazione, quando se gli abbrucia innanzi agli occhi
della stoppa, dicendo: Beatissime pater, sic transit gloria
mundi. Massima piena di serissime e profondissime riflessioni
filosofiche: gloria che veramente era grande, anzi somma, un secolo e mezzo
addietro: nè certo il Papa la disprezzava, nè soleva ricordarsi molto spesso di
quell'ammonizione. Oggi questo smisurato colosso d'impero filosofico, è stato
distrutto da quello di un'altra filosofia; nuovo impero conveniente al secolo
che l'ha stabilito e prodotto. E sarà più facile assai che {anche} questo cada, di quello che il primo risorga. (7. Agosto.
1821.).