28. Agos. 1821.
[1581,3] La letteratura italiana fu per alcun tempo
universale in modo che per cagione di essa si studiava {e
sapeva} la nostra lingua nelle altre nazioni civili, anche dalle
donne, come oggi il
1582 francese. E nondimeno la
lingua italiana ha bensì lasciato alle altre parecchie voci spettanti alla
nomenclatura di quelle scienze o arti che l'italia ha
comunicato agli stranieri, ma poche o quasi nessuna appartenente alla
letteratura. Questo accade perchè la lingua italiana non è stata mai universale
se non a causa della letteratura, e in quanto letterata. Ed è una nuova prova
che la letteratura è debolissima fonte di universalità. Le altre lingue
letterate, state universali non per questa sola, ma per altre cagioni insieme,
hanno introdotto e introducono, hanno perpetuato ec. nelle altre lingue non
poche voci e modi spettanti alla letteratura. Forse anche il detto effetto
deriva dal poco tempo che durò l'influenza della letteratura italiana, dalla
poca coltura delle nazioni che la risentirono, dal poco stretto commercio delle
nazioni in que' tempi, dallo scarso numero de' letterati che v'avevano allora
tra' forestieri, e quindi di coloro che coltivarono la nostra lingua ec. sebbene
ho detto ch'ell'era coltivata anche dalle donne, e ciò fino al tempo di Luigi 14. I costumi sono la principal
1583 fonte della universalità di una lingua. La
letteratura può servire a introdurre i costumi e le opinioni ec. Senza ciò, la
lingua per mezzo suo poco si propaga. E piuttosto rimangono alle altre lingue
qualche voce spettante a qualche costume ec. ec. venuto di qua più o meno
anticamente, che alla nostra letteratura. (28. Agos. 1821.).