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9. Sett. 1821.

[1659,1]   1659 Alla p. 1284 marg. fine. Da simili ragioni, nacque senza fallo la gran differenza che si scorge fra la scrittura e la pronunzia delle lingue francese, inglese ec. Differenza chiamo io, quando le lettere {scritte} si pronunziano tutto giorno diversamente dal valore che è loro assegnato nel rispettivo alfabeto di ciascuna lingua, (Empire, si pronunzia ampire. La e nell'alfabeto francese è a o e? Perchè dunque scrivete e dovendo pronunziare a?) {+quando si scrivono lettere che non si pronunziano (come in Wieland); quando altre si omettono che si denno pronunziare.} Questa differenza è imperfezione somma nella scrittura di tali lingue. L'italiana e la spagnuola sono in ciò le più perfette fra le moderne, forse perchè furono coltivate prima delle altre, e passarono in mano delle persone istruite, quando erano ancor molli, e prima che il modo di scriverle fosse già determinato dall'uso quotidiano degl'ignoranti e negligenti. L'ortografia italiana era molto imperfetta, com'è naturale, ne' 300isti[trecentisti], e nello stesso Dante, Petrarca ec. V. Perticari. Del resto era ben naturale che le lingue moderne nate dalla corruzione e dall'ignoranza, e in tempi d'ignoranza, non si sapessero scrivere; non si trovassero nè sapessero applicare i segni;  1660 si confondessero i suoni e i segni antichi co' moderni; si seguitasse il costume di scrivere le parole in quel tal modo come si scrivevano anticamente, benchè la pronunzia fosse cambiata, e la forma di esse ec.; si pigliasse in prestanza l'ortografia degli antichi ne' luoghi e ne' casi alquanto dubbi ec. (come notano infatti degl'italiani che non essendo ben formata l'ortografia nostra massime nel 400. {e ne' principii del 500,} si serviano della latina, e scrivevano p. e. et pronunziando e, vulgare, letitia ec. ec. così mi pare che osservi il Salviati) e tutto ciò producesse le imperfezioni che si trovano nelle ortografie straniere. (9. Sett. 1821.). {{V. p. 1945. e 2458.}}