20. Marzo 1821.
[822,1] Non solamente ciascuna specie di bruti stima o
esplicitamente e distintamente, o certo implicitamente e confusamente, di esser
la prima e più perfetta nella natura, e nell'ordine delle cose, e che tutto sia
fatto per lei, ma anche nello stesso modo ciascun individuo. E così accade tra
gli uomini, che implicitamente
823 e naturalmente
ciascuno si persuade la stessa cosa.
[823,1] Parimente non v'è popolo {sì
barbaro} che non si creda implicitamente migliore, più perfetto,
superiore a qualunque altro, e non si stimi il modello delle nazioni.
[823,2] Parimente non v'è stato secolo sì guasto e depravato,
che non si sia creduto nel colmo della civiltà, della perfezione sociale,
l'esemplare degli altri secoli, e massimamente superiore per ogni verso a tutti
i secoli passati, e nell'ultimo punto dello spazio percorso fino allora dallo
spirito umano.
[823,3] Con questa differenza però, che sebbene {tutto} è relativo in natura, è relativo peraltro alle
specie, così che le idee che una specie ha della perfezione ec. appresso a poco
sono comuni agl'individui tutti di essa (massime se sono le idee naturali alla
specie). Quindi è naturale e conseguente che un individuo, sebben portato
naturalmente a credersi superiore al resto della sua specie, e tutto il mondo
destinato all'uso
824 e vantaggio suo, contuttociò con
poco di raziocinio facilmente possa riconoscere la superiorità di altri
individui della stessa specie, e credere il mondo avere per fine la sua specie
intera, e questa essere tutta la più perfetta delle cose esistenti, e l'apice
della natura. Quindi parimente un popolo, un secolo (ho parlato e parlo degli
uomini, e si può applicare proporzionatamente agli altri viventi) o qualche
individuo in essi, possono ben riconoscere la superiorità di altri popoli e
secoli, perchè le idee relative del bello e del buono sono però, almeno in gran
parte, generali in ciascuna specie, quando non derivino da pregiudizi, {da circostanze particolari,} o da alterazione qualunque
di questa o di quella parte della specie, com'è avvenuto fra gli uomini, essendo
alterata la loro natura, e diversamente alterata, e quindi anche alterate le
idee naturali, e diversificate le opinioni ec.
[824,1] Questo, dico, accade facilmente all'individuo umano,
rispettivamente alla sua propria specie. Ma rispetto ad un'altra specie non
825 così. 1. Perchè le idee che son vere relativamente
alla specie nostra, noi (e così ciascuna specie di viventi) le crediamo (e ciò
per natura) vere assolutamente: quello ch'e[è]
buono e perfetto per noi, lo crediamo buono e perfetto assolutamente; e quindi
misurando le altre specie sulla nostra misura, le stimiamo tutte inferiori
d'assai; nè possiamo mai credere che {in} una specie
diversa dalla nostra ci sia tanta bontà e perfezione quanta in essa nostra,
perchè la perfezione essendo relativa e particolare, noi la crediamo assoluta, e
norma universale. 2. Perchè non ci possiamo mai porre nei piedi e nella mente di
un'altra specie (come nessun bruto), per concepire le idee ch'essa ha del buono,
del bello, del perfetto, e misurare quella specie secondo queste idee, le quali
sono diversissime dalle nostre, e non entrano nella capacità della nostra
natura, e nel genere della nostra facoltà nè intellettiva, nè immaginativa, nè
ragionatrice, nè concettiva
826 ec. Ec. (20. Marzo
1821.).