[1300,1] Non così {accade per lo più
nella} lingua greca, tanto più varia, difforme da se stessa nelle sue
formazioni, ed in ogni altro genere di cose, e senza pregiudizio (anzi con
vantaggio) della bellezza, tanto meno regolare e corrispondente. Giacchè sì la
moltiplicità, come la scarsezza delle regole, non sono altro che irregolarità.
L'una e l'altra dimostrano la copia e soprabbondanza delle eccezioni, le quali
chi vuol ridurre a regola, moltiplica necessariamente le regole fuor di misura;
chi non vuol dare in questo intoppo, è necessario che stabilisca
1301 poche e larghe regole, acciò possano lasciar luogo
a molte differenze, e comprenderle: e in somma conviene che si tenga sugli
universali, perchè i particolari discordano troppo frequentemente. E così accade
nella gramatica greca, dove altri soprabbondano di regole, e la fanno parere
complicatissima, altri scarseggiano, e la fanno parere semplicissima. La lingua
latina è proprio nel mezzo di questi due estremi, riguardo alle regole d'ogni
genere. {+(Intendo già fra le lingue del
genere antico, e non del moderno, tanto più filosoficamente costituito,
com'è naturale.)} Vale a dire per tanto ch'ella è la più facile a
sviscerare, e considerare parte per parte. Ma nella lingua greca bisogna aprirsi
ad ogni tratto una nuova strada, e quella regola e maniera di formazioni ec. che
avrete scoperta, non vi servirà se non per poche voci ec. ec. (8 - 9.
Luglio 1821.).