[1439,1] Giacchè le feste che si chiamano onomastiche de'
principi ec. o quelle d'incoronazioni, o anniversarie di dette incoronazioni ec.
ec. non sono nè popolari, nè nazionali, nè utili a nulla. Non sono materialmente
popolari, perchè per lo più non si stendono fuor delle corti, o almeno fuor
delle capitali, si limitano a cerimonie di etichetta, non hanno niente di vivo,
di entusiastico ec. Non sono spiritualmente popolari, cioè nazionali, perchè la
festa di un principe vivo, non è festa della nazione, la quale o
1440 non si cura di lui, o probabilmente l'odia o
l'invidia, o lo biasima in cento mila cose; o per lo meno è del tutto
indifferente sul conto suo, e quasi estranea al suo principe, o a' suoi
subalterni. E quando anche il principe fosse (che oramai non è possibile) il
padre e il benefattore del suo popolo, quando anche fosse amato dalla nazione
com'era Enrico 4 fra' principi
sovrani, o Sully fra' ministri ec.; la
festa di un uomo vivo e potente, non essendo nè potendo mai essere scema
d'invidia, non è festa nazionale, perchè questa richiede che tutta la nazione
sia pienamente d'accordo sul soggetto della festa, e le passioni individuali
siano tutte morte intorno ad esso, e il giudizio sia puro, libero, e conforme
spontaneamente in tutta la nazione.
E quando pur ciò si avverasse (ch'è impossibile) intorno ad un principe vivente,
non è mai festa nazionale quella ch'è, se non altro, sospetta di adulazione a
quegli stessi che la celebrano. Questo solo sospetto, inseparabile dagli onori
resi a un potente vivo, spegne qualunque sentimento magnanimo, è incompatibile
coll'entusiasmo, e con
1441 quel senso di libertà che
forma la più necessaria parte di una festa nazionale, la quale deve racchiudere
l'idea di premio conceduto alla virtù, al merito, ai beneficj, ma conceduto
spontaneamente e gratuitamente, cioè per pura gratitudine, ammirazione, amore,
senza sperar nulla da colui al quale si concede. Non sono utili, sì per le dette
ragioni, le quali affogano, anzi vietano affatto l'entusiasmo, e tutta la vita
che da tali istituzioni si raccoglie; sì perchè l'esempio de' regnanti o de'
potenti, non è imitabile, e quindi inutile alla moltitudine. E la disuguaglianza
e la distanza delle condizioni fra l'onorato, e chi l'onora, toglie ancora
quell'affezione, quell'inclinazione, quella specie di amicizia, che nelle
antiche feste nazionali legava il popolo co' suoi passati Eroi, ed era capace di
eccitare generosamente gli animi.